Riposa in pace?

Il rito della sepoltura si conclude, solitamente, con le parole «Riposa in pace».

Oggi Gesù, deposto e rinchiuso nel sepolcro, dovrebbe riposare in pace. Ma non è così.

Noi professiamo che, dopo la morte, Gesù è disceso agli inferi, non già e non solo perché sottoposto alla morte, ma perché Salvatore e annunciatore della buona novella a quanti vi si trovavano prigionieri. Gesù ha praticamente dovuto lottare con i loro carcerieri. Immagini che intendono evidenziare il senso della pace che Gesù vive e instaura: lotta e liberazione.

La pace, fuori dalla credenza comune che la considera uno status da vestaglia da camera più che da zaino in spalla, richiede iniziativa, intraprendenza, tenacia, rifiuta la tentazione del godimento. Non ha molto da spartire con la banale «vita pacificata», non elude i contrasti.

Si, la pace, prima che traguardo, è cammino in salita. Vuol dire che ha le sue tabelle di marcia e i suoi ritmi. I suoi rallentamenti e le sue accelerazioni. Forse anche le sue soste. Se è così occorrono attese pazienti. E sarà beato, perché operatore di pace, non chi pretende di trovarsi all’arrivo senza essere mai partito. Ma chi parte (Don Tonino Bello).

La pace non è infatti la penombra raccolta di una chiesa, né il silenzio della notte! La pace abita le strade, le città, i quartieri, là dove c’è la vita.

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