I fioretti di don Vincenzo: Rivestitevi di Cristo

«Il vostro guardaroba non ha un abito decentemente presentabile», disse suor Martina a don Vincenzo quel giorno, così come ogni volta che veniva a Vicobellignano.

«La vostra volontà di praticare la povertà non è  una ragione per andare a visitare le nuove comunità, i parroci e magari anche i vescovi con una veste in condizioni pietose per quanto è scolorita e rammendata!» continuò la suora, e lo disse calcando la voce. Ma don Vincenzo sembrò non prestare attenzione a quei rimbrotti benevoli.

La comunità di Guastalla da dove veniva la suora gli aveva regalato una talare nuova fiammante. Don Vincenzo, in quella occasione  disse: «Ve ne sono molto grato, davvero un dono  prezioso». Ma se lo sguardo trasmetteva un rimprovero, la voce era del tutto senza entusiasmo. Suor Martina, però, gli aveva raccomandato di usarla soprattutto nei suoi viaggi.

Ora che era venuta a Vicobellignano incontrando il fondatore mentre rientrava da Cremona, dove era stato in udienza dal Vescovo, fu profondamente delusa quando vide che indossava la veste di sempre. Gli chiese conto della nuova e don Vincenzo con molto distacco le ripeté le parole della perpetua: «Questa la metto via per le grandi occasioni!» E lui aveva continuato a indossare quella lavata e rilavata.

Suor Martina, indispettita perché il suo fondatore si sottometteva alle decisione di una perpetua originale, gli disse in modo abbastanza piccante: «Indossare nelle circostanze adeguate una veste nuova e in ordine non vi dà l’aria di parigino!».

Don Vincenzo non fece passare del tempo per dare la sua risposta: 

«La vanità e la vanagloria non sono difetti solo femminili! So che la vostra insistenza perché io appaia elegante è per far risaltare l’onore della mia persona, quella di fondatore, e in questo modo avere anche voi beneficio e lustro».

Suor Martina si sentì finalmente capita nelle sue intenzioni, ma don Vincenzo riprese: «Io non sono trasandato, ma cerco di fare a meno di tutto ciò che può solleticare il mio orgoglio. Non sono io il fondatore, fondatore è Dio!  Non posso mettermi in sfida con Lui e togliergli la sua gloria con una veste nuova, o un paio di scarpe lucide!»

Nella mentalità corrente l’abito del prete dava potere alla persona che lo indossava, gli conferiva una dignità che tutti gli riconoscevano. Don Vincenzo voleva riportare l’attenzione dei suoi interlocutori allo spirito di servizio che doveva invece contraddistinguere il prete, alla persona di Cristo che per vocazione era chiamato a rappresentare e per fare questo non servivano abiti eleganti, anzi gli sarebbero stati d’impaccio.

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