Frammenti di solitudine…

Don Vincenzo scivolò in silenzio fuori dalla canonica per non farsi sentire dalla perpetua, che sicuramente lo avrebbe trattenuto con mille domande o per dare informazioni urgenti, pur di catturare la sua attenzione. Attraversò il piccolo cortile ed entrò in Chiesa.

Di solito era deserta, raramente vi trovava qualche donna all’altare della Madonna, mai il sagrestano per le necessarie pulizie.

Nella solitudine della Chiesa, lontano dalle cose da fare, e da altre mille attività utili con le quali riempiva il tempo, si poteva dedicare a coltivare il pensiero della presenza di Dio.

Si sedette nel coro dietro l’altare, la testa tra le mani e rimase in silenzio. Non trasse dalla tasca la corona del rosario, né recitò il breviario: per questi c’erano già altri tempi.

Questo era riservato alla solitudine, all’«ozio» spirituale.

Di solito in queste pause non riceveva particolari illuminazioni, trascorreva quei minuti con tanta pace nel cuore.

Amava questi spazi di solitudine, perché erano interamente dedicati a Dio e in questo modo gli esprimeva il suo amore. Da parte sua Dio gli si comunicava in modo impercettibile: lo rendeva  sensibile  e in grado di comprendere quello che successivamente gli avrebbe trasmesso.

Il suo confessore, al quale aveva parlato di questo bisogno di solitudine, gli aveva suggerito la possibilità di ritirarsi ogni tanto per qualche ora all’eremo di sant’Eusebio, poco distante dalla parrocchia, ma don Vincenzo non lo frequentava. Non era necessario ritirarsi in un eremo o in una grotta come i padri del deserto per stare con Dio.

Filippo Neri aveva desiderato ritirarsi in luoghi deserti ma Dio gli fece conoscere che non doveva partire da Roma, e che in Roma poteva vivere come in un deserto.

Non era quindi fuori dal filone della spiritualità cristiana questa mescolanza tra solitudine  e ministero.

Lo distrasse da quella preghiera la voce del sagrestano che lo cercava. Don Vincenzo si affacciò sulla porta della chiesa e vedendo il nipote del vecchio fittavolo della cascina Serenella, capì che doveva correre al suo capezzale per il viatico. Dalla chiesa alla strada, dalla preghiera al ministero, sempre con e in nome del Signore.

Rispondi