San Vincenzo, le Figlie dell’Oratorio e San Filippo

Il nostro istituto «Figlie dell’Oratorio» ha nella sua denominazione un richiamo immediato a san Filippo Neri, il santo del 1500  che ha inventato l’Oratorio moderno inteso come luogo di aggregazione e formazione cristiana e non più soltanto di preghiera, come era invece il suo significato originario.

Questa scelta di don Vincenzo, scritta di suo pugno sulle primissime regole, fu legata a motivi personali o ad una particolare sua sintonia col santo fiorentino? O semplicemente fu dovuta ad alcune circostanze che in qualche modo lo hanno influenzato?

Non ci sono documenti che ci aiutino a trovare una risposta a questi interrogativi, più speculativi che altro; ci sono però numerose altre ragioni che avvicinano i due santi, ragioni che si possono desumere dalla analogia dei tempi in cui sono vissuti e dalla modalità di mettere in campo delle iniziative. Per don Vincenzo furono i tempi minacciosi per la gioventù che provocarono «una forte impressione» in lui e il successivo proposito di fare qualcosa. Per san Filippo Neri furono la corruzione diffusa nell’urbe e il clima di disorientamento e di incertezza a motivo della Riforma protestante che trasformarono il giovane Filippo, in cerca di solitudine, in Apostolo di Roma.

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Sebbene li separino tre secoli di grandi trasformazioni, c’è un’altra affinità tra i due ed è individuabile nelle iniziative a cui diedero vita. San Filippo organizzò un «Oratorio» libero da norme e forme che lo «istituzionalizzassero» e don Vincenzo, dando vita alle suore figlie dell’oratorio, per ben 30 anni cercò di escludere qualsiasi elemento che potesse includerle tra gli ordini religiosi.

Se queste sono deduzioni postume, è stato invece intenzionale da parte di don Vincenzo il riferimento a san Filippo Neri fin dai primissimi anni della sua fondazione! Per le sue suore scelse la spiritualità filippina, sia come stile di dedizione pastorale alla gioventù, ma soprattutto per la modalità con cui il santo coniugava l’ascesi con la familiarità della vita quotidiana, lasciando da parte ogni aspetto di rigore e di austerità. Per questo, in particolare volle che si caratterizzassero per la semplicità, l’umiltà, la gioia, aspetti tipici della santità di san Filippo.

Ne è conferma la prima circolare ufficiale della madre Ledovina Scaglioni, del maggio del 1901, con la quale invita le suore ad «imbeversi del suo spirito e ad uniformare ad esso tutta la vita, le occupazioni, le mansioni… perché onorate di averlo come Padre e Patrono».

Don  Carlo Bellò, biografo di don Vincenzo Grossi, considerando l’incremento e la diffusione della fondazione dagli inizi fino agli anni ‘70, scrisse che è proprio «lo spirito di forte spiritualità filippina dell’istituto la vera ragione della sua fortuna».  E continuava le sue considerazioni dicendo che «se le realtà legate alla storia e al tempo sono di natura provvisoria, lo Spirito, segno del carisma apostolico, è perenne ed è appunto dalla forza profetica di questo,  attualizzato e concretizzato nella vita, che dipende il destino dell’Istituto».

Come a dire che la spiritualità filippina, rivisitata e liberata dalla semplice aneddotica, è la linfa vitale che dalle «radici» può arrivare su su fino ai rami perché possano dare nuovi e abbondanti frutti.

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  1. Buona festa delle radici! Che possiamo coltivare, custodire e far crescere in noi questi tratti tipici di San Filippo, che ci contraddistingono e ci identificano! San Vincenzo ci doni la grazia di conservare in pienezza l’essenza filippina del nostro carisma! Buona fiesta a tutti quelli che riconoscono Filippo Neri come padre e patrono!