Solidali

Non sappiamo se il ragazzo che, nella piana del lago di Tiberiade, aveva con sé cinque pani e due pesci, li abbia messi spontaneamente a disposizione degli apostoli, vedendoli in difficoltà, o se glieli hanno/abbiano chiesti convincendolo a rinunciare alle sue provviste. Forse era il suo pranzo, magari per qualche giorno, oppure se era un piccolo venditore ambulante con quel poco doveva guadagnarci il sostentamento per la famiglia…

Che strano! Era l’unico, di quella moltitudine e in quel luogo deserto, ad avere del cibo con sé. Ma quando alcuni avevano fatto questa provvidenziale scoperta, ha temuto seriamente di rimanere affamato e con le tasche vuote.  Non poteva immaginare che cosa ne avrebbe fatto quel Maestro tanto famoso di quello che prima era suo, solo suo, e poi è divenuto di tutti per tutti.

L’ottobre missionario dedica una delle domeniche alla solidarietà, alla raccolta fondi per sostenere le chiese povere. Si può lasciare qualche biglietto da 10 o 20 euro nella cassetta della raccolta, allestire un mercatino o un banco vendita a favore delle missioni, ma non ci capiterà di rimanere a mani vuote, come è successo al ragazzo del vangelo, perché noi abbiamo il conto in banca, o lo stipendio fisso, o la pensione garantita.  La solidarietà, quando si esprime in un gesto isolato, magari anche generoso, non è missionaria. Lo diventa quando la condivisione diventa uno stile di vita: condivisione del proprio tempo, delle proprie doti di natura, della propria competenza ed esperienza, attraverso cui passa l’evangelizzazione perché annunciamo con la vita quello che Gesù ha fatto: «È passato in mezzo a noi facendo del bene a tutti».

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