È finito il «bonus facciate»

Nel proseguire le sue udienze sul tema della evangelizzazione, papa Francesco porta alla nostra attenzione «alcune figure che, in modi e tempi diversi, hanno dato testimonianza esemplare di che cosa vuol dire passione per il Vangelo». Inizia dall’apostolo Paolo. Abbiamo già approfondito l’esperienza della sua conversione in tre precedenti articoli (vedi: 1. 2. 3.)  per cui ora ci fermiamo a sottolineare che «ciò che lo ha cambiato non è una semplice idea o una convinzione: è stato l’incontro con il Signore risorto: non dimenticate questo, quello che cambia una vita è l’incontro con il Signore». Dio è amore, ci dice l’apostolo Giovanni in una delle sue lettere. Allora, procedendo quasi per sillogismi, possiamo dire, a partire anche dalla nostra esperienza, che quello che cambia una vita è l’incontro con l’amore. Ciò che ci permette uno sguardo e un sentire diverso su noi stessi e sugli altri non può essere un’idea o un principio,  non possono essere soltanto i valori, per quanto giusti e importanti. Sebbene in un altro contesto, illuminanti restano le parole di Liliana Segre, non solo scampata agli orrori di Auschwitz, ma testimone di una vita pacificata e riconciliata nonostante tutto: è l’incontro con il ragazzo che poi diventerà suo marito – sostiene – a salvarla dall’abisso del non senso e dell’odio. Quasi a dire che senza l’amore sarebbe soltanto sopravvissuta. Ciò che le ha permesso di vivere è stato l’amore. Di un uomo, dunque un amore vincolato ai limiti della condizione umana. Ma pur sempre amore. «Ciò che cambia tutto non è un’idea bensì la vita vera e propria, come dice lo stesso Paolo: «Se uno è in Cristo (se uno è nell’Amore), è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate; ecco, ne sono nate di nuove» (2 Cor 5,17). L’incontro con Gesù Cristo (con l’Amore) ti cambia da dentro, ti fa un’altra persona. Diventare cristiano non è un maquillage che ti cambia la faccia, no! Se tu sei cristiano ti cambia il cuore ma se tu sei cristiano di apparenza, questo non va… cristiani di maquillage non vanno. Il vero cambiamento è del cuore. E questo è successo a Paolo». È successo che ha scoperto la gratuità, che l’amore non si conquista né si merita, né tantomeno lo si guadagna a suon di prestazioni religiose, morali o etiche: semplicemente lo si accoglie e lo si dona.

Essere cristiani non è avere una conoscenza approfondita della dottrina, del catechismo e della teologia: «La passione per il Vangelo non è una questione di comprensione o di studi. Studiare serve ma non genera la nuova vita di grazia. Infatti, come dice S. Ignazio di Loyola: «Non il molto sapere sazia e soddisfa l’anima, ma il sentire e il gustare le cose internamente». Si tratta delle cose che ti cambiano dentro, che ti fanno sapere un’altra cosa, gustare un’altra cosa». 

Essere cristiani, arriva a sbilanciarsi il papa, non è nemmeno fare quello che comanda la Chiesa: «”Io faccio le cose che comanda la Chiesa”. Ma Gesù dov’è? Hai incontrato Gesù? Tu prendi il Vangelo, ti ricordi chi è Gesù? E questa è una cosa che ci manca tante volte. Quando entra Gesù nella tua vita, come è entrato nella vita di Paolo, cambia tutto». La legge di Dio era diventata un idolo per Paolo, una cosa che – per quanto santa – aveva preso il posto di Dio, davanti alla quale era disposto a sacrificare tutto. Noi possiamo eseguire per filo e per segno quanto la Chiesa dice, possiamo essere irreprensibili quanto alla difesa dei valori non negoziabili, magari sentendoci migliori di altri. Ma questo non ci fa veri cristiani. «Se uno di noi dice: “Ah grazie Signore, perché io sono una persona buona, io faccio le cose buone…”: Non è una buona strada questa, è una strada di autosufficienza, che non ti giustifica. Il vero cristiano è quello che riceve Gesù dentro, che cambia il cuore. Questa è la domanda che faccio a tutti voi oggi: cosa significa Gesù per me? L’ho lasciato entrare nel cuore o soltanto lo tengo a portata di mano ma che non venga tanto dentro? Mi sono lasciato cambiare da Lui? O soltanto Gesù è un’idea, una teologia che va avanti?».

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