Da che parte stai?

È una domanda facilmente usata nelle relazioni personali o di gruppo e distingue le persone in «noi e loro», meritevoli o da escludere, attendibili o inaffidabili, buone e cattive, giuste o peccatrici.

Gesù, ci ha ricordato papa Francesco, è per la condivisione, la giustizia misericordiosa.

Noi abbiamo paura di una giustizia di questo genere perché il nostro concetto di giustizia è dualistico, cioè prevede contrapposizione, dicotomia. Per questo facciamo la domanda «da che parte stai». Così come facciamo fatica a capire la misericordia perché la consideriamo in opposizione alla giustizia.

Da alcune settimane siamo stati raggiunti da notizie che rattristano e inquietano, ci riempiono di delusione, ma anche di disincanto, e di fronte al caso di padre Rupnik, quello adesso più chiacchierato, sembra d’obbligo chiedere: «tu da che parte stai?», della giustizia da perseguire o della misericordia da usare?

Il papa, senza alludere a nulla di specifico, ma intuendo una scivolosa tendenza abbastanza diffusa, chiede più esplicitamente: Stai dalla parte di chi alimenta il chiacchiericcio, non solo di corridoio o di sagrestia ma anche informatico, magari navigando di sito in sito per trovare continue news, anche solo per soddisfare una curiosità?

Francesco smaschera questo costume diffuso definendolo «divisione» e invita alla «condivisione», a quella incarnata da Gesù. Dice, infatti: Facciamo come Gesù! Condividiamo, portiamo i pesi gli uni degli altri invece di chiacchierare e distruggere, guardiamoci con compassione, aiutiamoci a vicenda. Pensiamo: io sono discepolo dell’amore di Gesù o un discepolo del chiacchiericcio, che divide?

Noi Figlie dell’Oratorio per «vocazione speciale» siamo chiamate a stare dalla parte della giustizia misericordiosa, a condividere (collaborare è il termine a noi più familiare) il carico della «coerenza» dei sacerdoti, a farcene carico.

La chiamiamo anche riparazione, cioè, portare il peso di un fratello e di una sorella in errore, condividere la sua fragilità non per minimizzarla o camuffarla ma per riscattare la persona e la sua colpa. Scriveva san Vincenzo:

«Per nulla edificante è una pietà dura ed esigente, senza misericordia per i falli altrui, severa nel giudicare e condannare. Senza essere deboli, è opportuno essere benigni; e amare come Gesù Cristo i peccatori, senza amare i loro peccati».

Sì: come Gesù. A nessun peccatore – e quanti ne ha incontrati! -, ha detto «tu non sei dei nostri», ma piuttosto che era venuto principalmente per loro.

Che si tratti di un famoso gesuita, o di un giovane sacerdote, di un presbitero o religioso maturi, la nostra «vocazione speciale» davanti agli scandali veri o presunti, è non di alimentare il «chiacchiericcio» ma di condividere con il Signore la «giustizia misericordiosa».

Da che parte sto?

Di chi «divide» o di chi «condivide», facendosene carico e riparando, le ferite e le fragilità?

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