Contagiosi e contagiati

La fede, per sua natura, è contagiosa! È come un virus che, a tua insaputa, trasmetti e l’altro si ritrova contagiato. Allo stesso modo, la missione apostolica è efficace se è contagiosa, se è «virale».

Altro è calcolare le statistiche dei frequentanti la messa domenicale, di chi si sposa in chiesa, degli iscrittti alla catechesi dell’iniziazione cristiana. Questo esprime una mentalità proselitistica, che si entusiasma se i numeri sono a due o tre cifre e si spegne se sono esigui.

Il contagio, di cui ha parlato papa Francesco nella sua catechesi di mercoledì, 11 gennaio u.s. è un contagio che riesce a trasmettere la «bellezza che ci ha conquistati», direbbe san Vincenzo Grossi, quella di sapersi amati e guardati da Dio, precisa il papa.

Già gli Atti degli Apostoli 2,36.41 scrivevano che «all’udire queste cose, i presenti si sentirono trafiggere il cuore e quel giorno si unirono a loro». Lo zelo apostolico, la passione per l’evangelizzazione, precisa il papa, è mettere in contatto Gesù con la gente, senza convincerli, ma lasciare che il Signore convinca.

Tanti anni di proselitismo anche recente, hanno avuto come esito l’abbandono e allora, spiega il papa, «può succedere, che l’ardore apostolico, il desiderio di raggiungere gli altri con il buon annuncio del Vangelo, diminuisca, divenga tiepido. Anzi, a volte sembra eclissarsi». Continuiamo ad aspettare che la gente venga da noi, perché abbiamo identificato il cristianesimo con degli spazi sacri, degli eventi per fare apostolato e condividere pratiche religiose.

Il Papa illustrando, sempre nel corso della catechesi, l’esperienza di Matteo, dice che questo pubblicano dopo aver abbandonato il tavolo delle imposte, per seguire Gesù, non ha fatto un corso di esercizi spirituali o di scienze religiose, è ritornato, invece, in casa sua, con quelli della sua combriccola, nel suo ambiente, ma ci è tornato cambiato e con Gesù. A considerare, poi, la festa che ha organizzato è apparso un uomo felice perché non poteva capitargli niente di più bello. Il suo zelo apostolico comincia dove vive, con la gente che conosce, e desidera coinvolgere tutti nella sua felicità.

Ecco il messaggio per noi: Noi siamo quelli che annunciano il Signore, con lo sguardo, con i gesti, ed anche con le parole, perché ci ha «trafitto il cuore» e ci ha fatto felici e non si può esserlo da soli.

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