Quando la voce del popolo non è voce di Dio (I quaresimali di don V. Grossi – 4)

Era troppo istruito Pilato per non conoscere che le accuse contro Gesù Cristo erano false: egli si era convinto di ciò anche col suo interrogatorio. Volle, quindi, salvarlo e ricorse all’uso giudaico di liberare un condannato a Pasqua. Propose la scelta tra Gesù e Barabba: e sperava molto nel suo ritrovato. Ma che cosa non può fare l’odio e l’accecamento? «Non costui ma Barabba»: ecco la risposta che ebbe Pilato dal popolo. «Ma che  cosa volete ch’io ne faccia?» dice ancora Pilato. «Via, via. Crocifiggilo, crocifiggilo!». E Pilato: «Ma che male ha fatto? È il vostro re!». «Noi non abbiamo altro re all’infuori di Cesare».

O fratelli, perché il popolo l’aveva tanto contro Gesù?

Perché smascherava la loro ipocrisia, perché predicava quello che doveva. È per questo appunto che gli fece subire la terribile umiliazione di essere messo a confronto con Barabba e di essere posposto a questo malfattore.

Ma non indigniamoci solo contro il popolo giudeo: volgiamo la nostra collera pure contro di noi. Perché ogni volta che noi commettiamo un peccato facciamo come hanno fatto i Giudei.

Cos’è il peccato? È un volontario distacco da Dio. In verità, ogni qual volta pecco, conosco che faccio male, che la tal vendetta, la tal ingiustizia è proibita dalla legge di Dio. Quando dunque faccio queste cose, disprezzo la legge e me la prendo con Dio medesimo e lo pospongo alle mie voglie. Forse non arriveremo a dire colla bocca «prima quello che mi piace e poi Dio»; non diremo «via, via»; ma coi fatti diciamo «È troppo esigente la legge, troppo stretta la strada, prima noi e le nostre voglie e poi Dio: non abbiamo altro re che Cesare».

Ma voi mi direte che non ci rendiamo conto di fare tutte queste riflessioni. È vero che molti peccatori vanno giù nel male senza tante riflessioni; ma con tutto ciò non sono scusabili da colpa. Anche la folla dei giudei era come accecata e non badava a quel che faceva: eppure quale responsabilità! E perché non mettervi tutta l’attenzione per non cadervi? Di qui comprendete che per avere coscienza dell’enormità del peccato, occorre comprendere la grandezza di Dio sopra la creatura  e insieme quanto sia grave dare preferenza alla creatura piuttosto che a Dio.

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