La santa indifferenza (Una parola… 25)

Il giorno in cui Pietro per curiosità o interesse, o più semplicemente preoccupato per la sorte di Giovanni, chiese al Cristo risorto che fine avrebbe fatto il discepolo che egli amava, Gesù gli rispose: «A te che importa? Tu seguimi!».

Gesù lo riporta al FINE: Tu, seguimi! Non gli chiede, infatti, di essere apatico, nemmeno pigro e meno ancora noncurante degli altri. Lo porta, ricorda san Vincenzo Grossi, ad «una disposizione d’animo che l’uomo deve avere verso le creature… Questa indifferenza è un corollario della gran verità che noi siamo al mondo con l’unico fine di servire Dio, amar Dio e così salvar l’anima (Tu seguimi!) e che tutto va considerato o lasciato secondo che ci aiuta o ci ostacola al conseguimento di questo unico nostro fine».

Scriveva don Milani di essere disposto «a farsi relegare in una parrocchia di 90 anime in montagna e di farsi ritirare i libri dal commercio, sì tutto, ma senza perdere il sorriso sulle labbra e nel cuore e senza un attimo di disperazione o di malinconia o di scoraggiamento o di amarezza. Prima di tutto c’è Dio e poi c’è la Vita Eterna».

 La santa indifferenza rende liberi; liberi da tutto e da tutti perché ci si percepisce amati da Dio.

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