La gratitudine (Una parola… 23)

La gratitudine è una parola avulsa dal vocabolario corrente, quasi fosse d’altri tempi.

L’uomo vive in un universo estremamente generoso, un universo che assiste continuamente le sue creature. Tuttavia, la maggior parte di noi non percepisce l’assistenza dell’universo pur essendo, quest’ultima, molto chiara ed evidente.

La gratitudine è lo stupore per la bellezza della vita e delle cose grandi e piccole che riempiono le nostre giornate. 

San Francesco d’Assisi era «capace di commuoversi di gratitudine davanti a un pezzo di pane duro, o di lodare felice Dio solo per la brezza che gli accarezzava il volto».

Agostino dice che per la gratitudine si deve dare di più di quello che si riceve, e porta la similitudine del terreno seminato, anche solo da un seme di grano viene una spiga piena.

San Vincenzo Grossi scrivendo sulla gratitudine si riferisce in particolare al bene che si riceve dagli altri: «Il prossimo che ci benefica è lo strumento della grazia. Quindi il nostro animo grato alle persone nostre benefattrici è animo grato a Dio, motore delle persone che ci hanno fatto del bene. La gratitudine verso il prossimo è esercizio di umiltà. Chi sente profondamente la propria indegnità, vede ogni minima cortesia come sproporzionatamente grande per la sua persona. 

La gratitudine è un missionario eloquente, cortese, persuadente. Non è solo una virtù in noi stessi, ma rende anche gli altri buoni e virtuosi. La gratitudine ci fa anche considerare i benefici che facciamo agli altri come cosa così da poco che ci fa desiderare di moltiplicarli. Finalmente la gratitudine verso il prossimo, tenendoci sotto il continuo peso di obbligazione verso gli altri, mortifica tutte le cattive e meno nobili parti della nostra natura. 

Un uomo riconoscente non può essere malvagio».

Un cuore che sa vedere il bene, sa ringraziare e lodare, è un cuore che sa gioire.

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