I figli «so piezz ‘e core».

Una espressione napoletana, ma di comprensione universale, afferma che i figli «so piezz ‘e core».

Vincenzo non poteva saperlo quando è nato, penultimo di nove figli, il 9 marzo del 1845, ma in questa verità era avvolto, verità tanto naturale che, man mano che cresceva, non poteva considerarsi diversamente anche nella sua relazione con Dio. L’incontro con Dio è avvenuto in un crescendo che ha raggiunto una forma quasi lirica in alcune righe che riportiamo di seguito.

«Da tutta l’eternità, Dio ha guardato a me, con illimitato amore.

Dio mi ha amato, cosi teneramente e così intensamente

e ha deciso di crearmi…

Questo pensiero è per me sommamente soave».

Don Vincenzo ha scelto aggettivi e  avverbi nella loro forma assoluta, piuttosto che comparativa!

Fare memoria di una nascita è allora annunciare, ennesime volte, che ogni persona è amata così intensamente, che questo amore diventa ciò che la rende unica e irrepetibile.

 Il segreto di san Vincenzo è stato di aver considerato tutto questo non un privilegio esclusivo, ma vero per tutti così che ognuno può dire: «Je so’ piezz ‘e core»!

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