Pagine di vita, racconti di un’anima (18)

Lodi,12 giugno 1897

La scuola si è conclusa bene anche se siamo da raccogliere con il cucchiaino, per quanto deboli ed esauste. Ho ricevuto una lettera dove mi viene comunicato che io devo tornare a Ponteterra per le vacanze. Taddea prima si ferma a Maleo per e poi si unirà a me.

 

Ponteterra, 31 agosto 1897

Le settimane passate vicino a suor Maria Caccialanza sono state per Taddea molto importanti. Mi parla di lei con un rimorso sincero e profondo per i sentimenti negativi che ha provato nei suoi confronti. Ha scoperto quanto sia piena d’amor di Dio, di carità verso tutti, sempre disponibile a mettere se stessa da parte per far contenti gli altri, perché si possano sentire amati e stimati.

Soprattutto l’affascina la sua umiltà, non studiata, né ingessata, ma spontanea, naturale, l’umiltà che evita silenziosamente di sottolineare le distinzioni, di ostentare la superiorità, di cercare gli onori e le comodità, e di allontanare la sofferenza. È sorpresa perché non si trattiene dal dichiarare la sua inadeguatezza al compito di superiora che le è stato affidato, e che lo fa solo ed unicamente per obbedienza e che solo l’obbedienza la trattiene in quel posto e in quel compito. Anche a lei suor Maria ha ripetuto spesso: «Dimenticarsi, cara mia, è la lezione del cuore di Gesù data alle pie donne di Gerusalemme». Nonostante sia sempre malaticcia, fa di tutto perché nessuno riesca a vedere i suoi bisogni, i suoi malanni, anche quando le procurano manifestazioni fastidiose.

È tempo di partire e per me è un doppio taglio. Ogni volta provo lo stesso senso della separazione che ho avvertito la prima volta. Da una parte l’affetto e le attenzioni della mia famiglia mi danno sicurezza e dall’altra la presenza e le parole di suor Maria Caccialanza mi illuminano e accompagnano. Poi però penso che nove mesi passano veloci. Mi farà compagnia il ricordo dello sguardo dolce di suor Maria e le sue parole: «Coraggio, va’ nel nome del Signore».

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