Cuore aperto sul Sinodo (5)

Proseguono senza sosta i lavori al Sinodo. Sono tanti i temi che si stanno toccando nei circoli minori e nelle assemblee ed è difficile fare non solo una sintesi, ma anche una scelta su quali approfondire di più. Interessanti le sottolineature di mons. Stefan Oster, salesiano, vescovo di Passau (Germania) e di mons. Paolo Bizzeti, gesuita e vicario apostolico d’Anatolia in Turchia.

Mons. Stefan Oster

I due vescovi hanno origini differenti e vivono in realtà molto diverse, ma le loro riflessioni si incontrano sul rilevare come sia importante non aver paura di uscire dai cammini già tracciati e precostituiti, che certamente danno sicurezza, ma non intercettano più le aspirazioni e le necessità dei giovani d’oggi.

«I giovani cercano la libertà, soprattutto la libertà dalle costrizioni e la libertà di poter scegliere ciò che li rende felici. Invece molti giovani collegano la Chiesa con un’istituzione che limita la libertà e ha le regole di condotta che iniziano con ‘devi’, ‘non devi’».

Così esordisce il primo nel suo intervento in aula sinodale.

Mons. Paolo Bizzeti

Mons. Bizzeti cita il brano del Vangelo di Luca 24, Emmaus, in cui «Gesù si mette seriamente in ascolto di questi due discepoli, lascia che parlino e addirittura va insieme con loro nella direzione sbagliata – loro stanno andando verso Emmaus quando invece è a Gerusalemme che stanno avvenendo i fatti importanti – quindi sono in qualche modo in fuga, si allontanano, però Gesù li accompagna e progressivamente crea le condizioni per cui poi loro decidono di tornare a Gerusalemme». Spiega come questa sia «l’icona che potrebbe aiutarci a tracciare una modalità nell’accompagnamento: non semplicemente ricordare i sacrosanti principi, perché i giovani in fondo cercano una Chiesa che stia accanto a loro nei tortuosi cammini, d’altra parte inevitabili, perché se si vuole qualcosa di nuovo non si può pensare di ripercorrere strade già conosciute e già battute».

Non si tratta di fare sterile giovanilismo o di annacquare il Vangelo per renderlo accessibile a tutti senza entrare per la porta stretta, ma di viverlo fino in fondo. Come dice ancora mons. Oster, è necessario riconoscere la possibilità per i giovani di vivere una vita vera e autentica, di essere persone «veramente libere, anche quando le condizioni di vita sono difficili». Occorre la disponibilità a stare loro accanto anche quando imboccano strade sbagliate, non come coloro che sanno già qual è la scelta giusta, ma come compagni di cammino disposti a scendere negli inferi che a volte loro stessi si creano seguendo cammini pericolosi e spesso mortiferi. Chi ha incontrato davvero il Signore si fa suo testimone proprio perché non ha più paura di entrare nella morte, propria o altrui, nella certezza che il Risorto l’ha sconfitta e l’ha resa innocua.

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