“Va’ dove io ti indicherò”: il discernimento (3)

Con l’approvazione dicoesana lo sviluppo dell’Istituto era benedetto, ma non fu immune da successive ulteriori fatiche, conflitti e discernimenti. Dopo una decina d’anni si presentò la necessità di scegliere se rimanere una associazione di fedeli, o un vero e proprio istituto religioso. Nel discernimento don Vincenzo trovò una grande collaborazione in madre Ledovina Scaglioni, alla quale affidò il lavoro di convincimento capillare delle suore e delle comunità. L’aumento considerevole di membri e di comunità in tempi relativamente brevi e una diffusa tradizione orale che aveva preso il posto delle regole primitive troppo essenziali, avevano favorito  tanta molteplicità e poca uniformità. Questa situazione andava a scapito del senso di appartenenza, al punto che alcune comunità si sentivano in autorità di respingere o comunque di essere diffidenti nei confronti delle linee di governo che nel frattempo venivano proposte.   

Si profilavano tempi nuovamente duri e difficili. Don Vincenzo accompagnava questo discernimento con la preghiera e con i suoi consigli, sempre meno di carattere tecnico e più di contenuto carismatico. Madre Ledovina, da parte sua, faceva lo stesso. Tra i due la sintonia aumentò e fu confermata in una riunione che ufficializzò la spiritualità dell’Istituto come filone ispiratore.

All’insegna dello slogan «Dio lo vuole» la maggior parte delle suore aderì al processo di trasformazione in istituto religioso e don Vincenzo, ormai debole e affaticato per la poca salute e per gli anni,  poté cogliere ancora una volta l’intervento di Dio a favore del suo impegno perché il piccolo seme, divenuto «pianticella», potesse  essere innestata nel grande albero della Chiesa.

Il Decreto di lode del 1915, confermò nuovamente la benevolenza di Dio sulle scelte di don Vincenzo.

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