L’accompagnamento spirituale: espressione di autentica paternità

Don Vincenzo si prendeva cura di tutti, e se ne rendevano conto quelli più lontani dalla chiesa, e chi in qualche modo gli rendeva difficile la vita. Aveva però una preferenza per i giovani per i quali mise in campo la sua creatività, il suo denaro e soprattutto la sua paternità nello spirito. Considerava determinante per la crescita di un giovane una guida spirituale e vi si dedicò con costanza…

In seminario aveva vissuto in prima persona la fatica della direzione spirituale, ma ne constatò i frutti per il suo cammino di maturazione umana e spirituale. Era grato in particolare al Vescovo Mons. Novasconi che frequentemente si intratteneva con ciascuno dei seminaristi, non senza il disagio iniziale di questi ultimi che si vedevano oggetto della sollecitudine del Vescovo in persona.

Don Vincenzo, non si improvvisò direttore spirituale: lesse e approfondì gli Esercizi spirituali di sant’Ignazio e tenne presente molto l’esperienza delle sue guide spirituali.

Nei primi incontri con i giovani poneva delle condizioni per proseguire: chiedeva la disponibilità a darsi una Regola, un progetto di vita: «Dalla regola, sosteneva infatti, viene l’ordine, dall’ordine la forza, dalla forza la perseveranza».

La giovinezza infatti è l’età della volubilità per cui don Vincenzo scriveva che «i giovani alternano periodi in cui si accostano spesso ai Sacramenti, ad altri in cui se ne stanno lontani per buon tempo; la stessa instabilità la vivono anche in riferimento alle opere di carità  per cui non si può fare affidamento su di loro in modo continuativo».

Quindi gradualmente  curava i dettagli e suggeriva che per impedire gli effetti della incostanza naturale, occorreva «avere una regola nelle orazioni, come nelle confessioni, nelle buone opere in genere e nella carità in specie».

Don Vincenzo pur riconoscendo al progetto di vita l’efficacia dell’accompagnamento della guida spirituale, non lo assolutizzava e suggeriva anche la possibilità, non di astenersene, ma di discernere le eventuali eccezioni, perché diceva «anche nell’esattezza non bisogna essere eccessivi». E aggiungeva: «La vita spirituale deve essere regolata, ma la regola non deve essere pesante. La regola è un mezzo, non è il fine, è come il guscio, l’involucro dei frutti e dei legumi…».

 

 

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  1. Amore al servizio. La profondità di Don Vincenzo ….. Vera guida spirituale, è molto bella. Grazie, benedizioni.

  2. Mi provoca grande ammirazione e rispetto questo sguardo profondo di san Vincenzo per descrivere la realtá giovanile, questa sua percepzione ampia del mondo dei giovani….l’accompagnamento é un arte ed anche un esercizio dell’amore….l’amore é creativo e sempre cerca il cammino migliore per arrivare al cuore del altro, per prendersi cura della vita dell’altro…..