I Santi gli fanno corona…

img210-640x427Don Vincenzo, a Vicobellignano, qualche volta si trovava a celebrare la Messa «sine populo», perché anche il sagrestano e la perpetua, i fedelissimi, erano trattenuti da altri impegni.

Per lui non era un problema, anzi in quelle occasioni si concedeva un tempo supplementare per centellinare le parole della messa e – perché no? – per condividere la sua preghiera con tutti santi che facevano corona all’altare maggiore, o che correvano lungo la navata principale, o che guardavano giù dalla volta o facevano capolino dalle cappelle laterali. Formavano la catechesi in immagini che la Tradizione della Chiesa aveva usato per molti secoli come strumento di evangelizzazione e don Vincenzo ne era un discepolo attento e scrupoloso.

Se i santi, raffigurati così artisticamente nelle statue, negli affreschi e sulle tele, servivano solo di decorazione, era una destinazione un po’ umiliante rispetto alla loro santità, se erano stati collocati là per la devozione dei fedeli,  a Vicobellignano avevano tutto il diritto di sentirsi trascurati. Don Vincenzo, che aveva la tendenza a rimediare nella sua persona alle disattenzioni o alle lacune degli altri, quando  poteva,  si concedeva un «fuori rubrica» e ai santi che il canone romano gli chiedeva di nominare aggiungeva anche quelli della sua chiesa con un tocco di personalizzazione.

Don Vincenzo era solo una presenza infinitesimale rispetto alla lunga storia di fede e di carità che questi santi raccontavano con la loro presenza. Se i quattro evangelisti, quasi sospesi a mezz’aria sopra l’altare, gli ricordavano il mandato ad annunciare il vangelo ovunque, le solenni figure del re Davide e Aronne, nei loro abiti sacerdotali e regali, lo radicavano nella fede «dei padri nostri». La presenza del profeta Elia nutrito dal corvo e il sacrificio di Isacco illuminavano di significato la messa che stava celebrando dove Cristo si faceva nutrimento di vita grazie al suo sacrificio. Invocava San Rocco, le cui vicende caritatevoli erano raffigurate negli affreschi  che coprivano buona parte delle pareti, perché  il servizio ai poveri più abbandonati fosse per lui un impegno  naturale e quotidiano. C’erano i santi Giovanni e Paolo, fedeli a Cristo a costo della vita, san Luigi Gonzaga  il suo  alleato per la cura dei giovani della sua parrocchia e san Filippo Neri il padre spirituale delle sue suore, sant’Antonio da Padova, a cui affidava i casi impossibili e san Gerolamo, che lo invitava al distacco da tutto.

Un drappello  di angeli e di putti svolazzanti accompagnava don Vincenzo in questa processione virtuale e la comunione con il corpo e il sangue di Cristo era con tutta la chiesa trionfante, e con quanti nella storia della comunità cristiana di Vicobellignano avevano voluto nella loro chiesa questi santi e non altri e si erano fidati della loro intercessione.

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