Una missione speciale

Alla solennità del Sacro Cuore, da circa trent’anni, è stata unita la giornata mondiale di preghiere per la santificazione dei sacerdoti. Non è un inedito, ma ha un precedente importante in una corrente spirituale della fine del 1800 nata in Francia e diffusasi in Italia. Dalla spiritualità del Sacro Cuore attingeva la riparazione, ma si proponeva soprattutto di sostenere il clero nella fedeltà alla propria vocazione e missione.

La spiritualità espiatoria e riparatoria del Sacro Cuore incominciava a cambiare l’oggetto, non più quello generico, il mondo, ma ad imitazione di Maria ai piedi della croce, aveva lo scopo di risollevare la condizione dei sacerdoti, considerati gli avamposti nella lotta contro il modernismo e i processi di secolarizzazione ad esso  annessi,  e  che non di rado si trovavano inadeguati alla mssione.

In questo clima spirituale e pastorale a sostegno della fragilità, e spesso anche della povertà di una buona  parte del clero per il venir meno della fede, noi figlie dell’Oratorio abbiamo trovato una ispirazione fondante il nostro carisma. Alla missione principale di prenderci cura della gioventù femminile povera e bisognosa,  abbiamo unito, fin dagli inizi, prima in modo meno esplicito, ma ben presto in maniera manifesta e chiara, una seconda missione: la speciale collaborazione con i sacerdoti.

Nelle Costituzioni  e nel Cenno storico presentati alla Santa Sede per la prima approvazione pontificia nel dicembre1914 è stata inserita  la seguente espressione che delinea  questa missione speciale: le Figlie dell’Oratorio «sono umili cooperatrici dei Parroci sia, in primo luogo con il mezzo dell’orazione, in spirito di sacrificio e riparazione, con l’offerta di se stesse, sia dedicandosi alle opere di zelo a favore della gioventù femminile…».

Alla lunga storia di collaborazione con i sacerdoti nelle parrocchie, è legata una storia più sotterranea che ne costituisce l’ispirazione: l’offerta di sé per i sacerdoti.

L’offerta è a Dio, ma a favore dei sacerdoti, per intercedere fedeltà e santità.

Ma in che cosa consiste l’offerta di sé?

In Gesù troviamo il prototipo dell’offerta di sé, concretizzata nella disponibilità a Dio e il cui culmine è riassunto nelle parole: «Questo è il mio corpo dato per voi… Questo è il mio sangue versato per voi…».

Gesù offre il proprio corpo e il proprio sangue al Padre perché tutti possano trovarvi nutrimento, salvezza, vita. Noi offriamo tutto di noi stesse a Dio, il tempo, i doni naturali, le capacità, le energie, la volontà…, ma anche  le umiliazioni, le sofferenze morali e fisiche, la malattia, la debolezza fisica che con l’età che avanza si fa più evidente, le limitazioni di vario genere, le mancanze naturali, l’umanità ferita, la fragilità spirituale.

Tutto poniamo nelle Sue mani perché altri possano trovare vita da questa nostra vita messa a disposizione di Dio.

È qui l’originalità della nostra offerta, perché è esattamente su questi «altri» che ricade l’effetto dell’offerta di noi al Signore. E nel nostro caso gli «altri» sono i sacerdoti.

Nella celebrazione eucaristica, culmine e memoriale dell’offerta di Gesù al Padre, partecipiamo coerentemente e intenzionalmente a questa oblazione, perché i sacerdoti  ricevano da Dio vita, fedeltà e santità.

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