Intercedere: farsi carico dell’altro

L’ultimo post pubblicato qualche giorno fa (Preghi per noi!) ci ha offerto l’occasione per approfondire, anche se brevemente, il significato della preghiera di «intercessione» che in qualche modo interessa tutti i battezzati, come membra dell’unico Corpo di Cristo, ma in particolare noi, suore Figlie dell’Oratorio, perché l’intercessione non è che una sfumatura del più ampio «spirito di riparazione» o «oblatività» iscritto nel nostro carisma.

Noi non siamo né migliori, né più santi della gente comune perché siamo religiosi!

Anzi, la consacrazione religiosa, se autentica, porta alla consapevolezza di essere, non solo peccatori e deboli come ogni persona umana, ma anche corresponsabili di tutti, e anche dei peccati universali e individuali.

I religiosi, non perché sono diversi da tutti gli altri uomini, ma perché sono chiamati, devono abbracciare il mondo intero per prendersene cura.

«Questa interdipendenza, questa profonda e necessaria interconnessione, per cui ognuno di noi è vincolato a tutti gli altri, è un profondo mistero spirituale. La mutua responsabilità deve essere espressa non solo attraverso l’agire, ma anche per mezzo della preghiera, in una grande intercessione» (Carlo Maria Martini).

Intercedere è considerato frequentemente come «pregare per qualcuno», o raccomandare a Dio le intenzioni di molta gente, cosa che facciamo.

Assumiamo anche a volte la funzione di arbitro nella preghiera di intercessione, per ottenere un cambiamento della volontà di Dio, anche se Dio non pone in essere decisioni sbagliate, ma anche in questo caso l’intercessore rimane estraneo all’altro, e in qualunque momento potrebbe abbandonarlo, soprattutto quando la situazione è irreversibile.

Etimologicamente intercedere significa «fare un passo in mezzo», fare un passo in modo da mettersi nel mezzo di una situazione e farsene carico.

Intercedere è un atteggiamento serio, grave e coinvolgente: è stare alla presenza di Dio per un’altra persona.

«La preghiera di intercessione è conseguenza della mutua appartenenza e della mutua responsabilità, e poiché Dio desidera un averci a cuore gli uni gli altri, ad immagine della cura che egli ha per ognuno di noi, si apre un sistema di relazioni attraverso le quale alcune persone possono portare i pesi degli altri e soffrire per essi, fino a domandare il perdono dei peccati dell’umanità e di ogni singola persona…a partecipare alle difficoltà e ai drammi di ogni essere umano perché possa aver parte ai doni di Dio» (Martini).

La preghiera di intercessione è la risposta al primordiale interrogativo che fu posto a Caino: «Dov’è tuo fratello Abele?» (Gen 4,9).

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