Uno di fronte all’altro (Condividere è… 5)

La parola castità solitamente suscita un senso di privazione, di rinuncia, di freddezza che non ha nulla a che fare con il calore umano che una relazione esprime e di cui tutti abbiamo bisogno. Vivendo il voto di castità, al di là di ogni inevitabile fatica, sto scoprendo, giorno dopo giorno, la bellezza e la profondità di questa scelta che è tutt’altro che opprimente, anzi, mi aiuta ad allargare il cuore e quindi l’attenzione, la cura, l’affetto verso ogni persona. Vivere in castità è, per me, essere aperta alla relazione verso chiunque incontro sul mio cammino, senza pregiudizi, senza voler essere al centro dell’attenzione, senza voler abusare del bene che l’altro mi dimostra. È forte la tentazione di trattenere per sé l’affetto e l’apprezzamento delle varie conoscenze, di mettersi al centro delle loro attenzioni per godere della benevolenza di chi ci stima e ci vuole bene.

A fine agosto noi, Figlie dell’Oratorio, abbiamo vissuto delle giornate riflettendo sul tema della castità ed io mi sono sentita confermata in questo: p. Marco Grega, per affrontare questo delicato tema (che non va dato per scontato nemmeno per preti e suore), ha proposto una lettura della relazione tra Gesù e Giovanni Battista. L’uno è stato di fronte all’altro con rispetto, con delicatezza e, allo stesso tempo, con quella profondità verso la quale il cuore umano tende. I due, che fin dal grembo delle loro madri, si sono riconosciuti, stimati e amati, ora devono fare i conti con la missione a cui sono chiamati, con le aspettative che hanno l’uno nei confronti dell’altro, senza invadere né imporsi, senza abusare, ma nemmeno senza sottomettersi passivamente. La maturità verso cui tendiamo ci porta ad accostarci all’altro nella giusta distanza, né troppo lontani da stabilire rapporti puramente formali o superficiali, né troppo vicini da voler trattenere l’altro per sé in modo esclusivo e a volte morboso.

Per me consacrata è facile cadere nella tentazione di mettermi su un piedistallo rispetto altri, ragazzi o adulti che siano, come non è raro il pericolo di pendere dalle labbra di qualcuno che considero un supereroe che mi protegge e mi sostiene.

Castità è considerare l’altro come dono, è metterci uno di fronte all’altro per crescere insieme, volerci bene e sostenerci vicendevolmente pur restando ciascuno al proprio posto. Per questo ringrazio il Signore della consacrazione alla vita religiosa perché con questo voto, in particolare, posso aprire mente e cuore a chiunque incontro sulla mia strada.

suor Katia V

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