Maria Caccialanza sottotraccia

Suor Maria Caccialanza nella considerazione comune diffusa tra le Figlie dell’Oratorio è colei che ha incarnato lo spirito di offerta (oblazione) per la santificazione dei sacerdoti, aspetto imprescindibile del nostro Carisma.

Ma è stato anche altro! Se pure con meno visibilità ma con indiscutibile efficacia, ha dato continuità e stabilità al piccolo istituto proprio alle sue origini.

Nei testi dove Carlo Salvaderi e Carlo Pedretti, i suoi biografi, hanno organizzato e riletto le testimonianze, si scopre che le prime suore, quando si sono raccolte intorno al progetto di don Vincenzo Grossi, erano possidenti, diplomate ed esercitavano una professione educativa. Maria, invece, è figlia di contadini, cresciuta in cascina e ancora bambina passata a servizio in una famiglia. Il massimo della sua professionalità è di essere filatrice. Entra a far parte del nucleo di Pizzighettone a 28 anni, anche lei già donna matura, ma senza dote, senza proprietà, senza saper né leggere né scrivere.

Per il suo carattere mite e riservato e per la superiorità umana delle altre non è esente dalle difficoltà della convivenza, piccole miserie, piccole invidie. Maria, scrive Salvaderi, con la sua mitezza e carità passa tra gli ostacoli senza urtare nessuno, senza far pesare la superiorità della sua grandezza d’animo, forse perché non ne era neppure consapevole e per questo non c’era pericolo che potesse ostentarla.

Quando il Fondatore decide di sostituire la prima Sorella Maggiore, Angelina Cipelletti, con Maria Caccialanza, le scaramucce della vita quotidiana diventano tensioni fino a trasformarsi in incomprensioni che minacciano concretamente la vita delle radici ancora fragili degli inizi.

Maria di fronte alla sua nuova missione sente la propria impotenza, anche perché l’allontanamento volontario della Cippelletti con un gruppo delle suore più anziane ha lasciato le altre nel disorientamento e nel dubbio. Mette, allora, in campo la sua arte, l’unica in cui era abile ed esperta, quella di tessitrice…

Coltiva la fiducia e la stima delle suore rimaste verso il fondatore, sostiene le giovani a seguire la via indicata da lui, cerca di guadagnare la confidenza di tutte, senza deprezzare chi l’ha preceduta e senza imporre austerità scoraggianti, semplice e affabile nel tratto. Il tutto sostenuto da una vita cristiana tanto semplice quanto soda.

Non vuole trovare seguaci ad ogni costo. Ha intuito, nelle relazioni che stavano crescendo e consolidandosi, che la sua missione era quella di aiutare a far chiarezza nella scelta vocazionale. Lei, la cui vocazione, diceva, «le era costata sangue, ma che nel seguirla aveva trovato chi l’ha aiutata prudentemente a superare le difficoltà».

Si è «voltata indietro» per scorgere le fatiche degli altri e aprire spazi agli interventi di Dio.

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