Suor Maria Caccialanza: la sintesi dei contrari

Dalla penna dei biografi, che hanno attinto alle testimonianze di chi l’ha conosciuta personalmente, Maria Caccialanza esce come la donna dei contrasti¹.

Anima grande in corpo esile.

Non facile al pianto, non tratteneva le lacrime a motivo di sacerdoti poco coerenti con il loro stato.

Analfabeta, ha lasciato tracce indimenticabili nella memoria carismatica dell’Istituto.

Nubile e consacrata, esercitava un forte fascino spirituale nelle famiglie in difficoltà e su contadini rudi.

Parsimoniosa con se stessa, prodiga con i bisognosi.

Personalità non emergente e schiva, fu scelta come superiora del nascente istituto.

Ha svolto un governo breve, ha lasciato una impronta indelebile.

Afflitta da una infermità dolorosissima, non si negava ad incontrare suore e gente comune.

La sua vita appare come la sintesi dei contrari, non solo per l’equilibrio, la maturità e la libertà che ha coltivato come doti naturali e spirituali, ma soprattutto per aver lasciato che, nelle diverse circostanze, il suo animo fosse invaso dai «sentimenti di Cristo».

¹ Emblematico in questo senso il titolo della biografia scritta da mons. Carlo Pedretti: “Una santa… senza aureola”.

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