Di una cosa sola c’è bisogno

Nella catechesi di mercoledì 8 marzo u.sc. papa Francesco si è soffermato sul tema dell’evangelizzazione come servizio ecclesiale, come qualcosa che non è possibile portare avanti da soli: è necessario procedere insieme. « Evangelizzare è un  servizio mai solitario, mai isolato, mai individualistico. L’evangelizzazione si fa sempre  in ecclesia , cioè in comunità e senza fare proselitismo perché quello non è evangelizzazione.

L’evangelizzatore trasmette sempre ciò che lui stesso o lei stessa ha ricevuto». Di cosa si tratta? Che cosa abbiamo ricevuto nel nostro incontro con il Signore? Che cosa ci è stato donato? È una questione importante, perché ne va di mezzo la nostra identità cristiana, è il cuore pulsante della nostra fede, il nucleo immutabile che resiste alle mode e alle correnti, ma che allo stesso tempo si incarna in forme differenti e in contesti mutati.

Il Vangelo è sempre lo stesso, Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre. « L’amore del Padre ha per destinatario  ogni essere umano . L’amore di Dio non è per un gruppetto soltanto, no… per tutti. Quella parola mettetela bene nella testa e nel cuore: tutti, tutti, nessuno escluso, così dice il Signore».La libertà di Gesù, che gli ha permesso di abbattere i confini, la sua disponibilità offerta a chiunque – giudei e pagani, donne e uomini, osservanti e non osservanti -, la sua giustizia che andava oltre quella di scribi e farisei e che non si accontentava del rispetto delle regole, il suo non tirarsi indietro non per mera coerenza ma per fedeltà alla sete d’amore di chi incontrava, la sua vicinanza agli ultimi e agli esclusi, la sua grande attenzione per ogni vita, anche la più misera: tutto questo non è cambiato nel corso di venti secoli, è il dono prezioso che abbiamo ricevuto, che ci ha scaldato il cuore, che ha cambiato il nostro modo di guardare a noi stessi e al mondo. Ed è quello che siamo chiamati a donare a chi incontriamo, ad annunciare – se serve anche con le parole – lì dove viviamo.

Solo così passerà in secondo piano « la tentazione di seguire più facili vie pseudo-ecclesiali, di adottare la logica mondana dei numeri e dei sondaggi, di contare sulla forza delle nostre idee, dei programmi, delle strutture, delle “relazioni che contano”. Fondamentale è la forza che lo Spirito ti dà per annunciare la verità di Gesù Cristo, per annunciare il Vangelo. Le altre cose sono secondarie».  Sì, ci sono cose primarie, irrinunciabili, e cose secondarie, passeggere. È fondamentale discernere tra le une e le altre. Non ci capiti di confonderle, per non costruire la nostra vita e la nostra missione su ciò che non conta sul serio, per non essere anatema annunciando un vangelo diverso da quello che ci è stato annunciato.Non siamo chiamati a spenderci per tenere insieme un sistema di norme e di tradizioni, di strutture fisiche e mentali che non sono «di diritto divino». Siamo chiamati a portare vitalità, ad essere, con le nostre scelte e il nostro modo di relazionarci, racconto del Dio vitale e amante che ha infiammato il cuore di Gesù ei nostri.

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