Una perla nella cattedrale di Cremona

La reliquia ex ossibus di san Vincenzo Grossi, dal 6 novembre è parte integrante del nuovo altare della Cattedrale di Cremona consacrato dal Vescovo Napolioni.

In un sepolcreto, ricavato all’interno appunto del nuovo altare, è stata posta un’urna di pietra con le reliquie degli antichi santi da secoli venerati in Cattedrale. Insieme a quelle di sant’Imerio, vescovo e patrono di Cremona, e san Facio, testimone di carità̀ a Cremona, sono state poste le reliquie dei più̀ recenti santi e beati cremonesi, dediti all’educazione e alla carità̀: santa Paola Elisabetta Cerioli, il beato Arsenio Migliavacca, san Francesco Spinelli, san Vincenzo Grossi, e il beato Enrico Rebuschini.

È un gesto che prosegue la tradizione antichissima di costruire gli altari sulle tombe dei martiri, da dove poi sorgeranno le chiese. Tradizione giunta fino al Medioevo che ha voluto che le sue Chiese poggiassero su di una cripta per la custodia delle reliquie dei credenti delle generazioni precedenti.

Vuole essere non solo un segno di venerazione ma soprattutto l’espressione di una fede che non è senza radici, ma poggia su Cristo e sulla testimonianza e sul dono della vita di chi ci ha preceduto. Depositare il corpo dei santi in un altare è segno della fecondità delle loro vite. La loro morte non è la fine, ma germe di vita nuova e le loro reliquie sono anche l’espressione della fede di un popolo nei secoli.

L’altare oltre ad essere il cuore della celebrazione, il punto focale a cui tende la Liturgia, la mensa intorno alla quale si raduna la comunità dei fedeli, diventa come una meravigliosa conchiglia al cui centro è custodita una «perla»: le reliquie dei santi.

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