Nella borsa di Giuda la chiave del tradimento (I quaresimali di don V. Grossi -2)

«Mentre parlava ancora, ecco arrivare Giuda, uno dei Dodici, e con lui una gran folla con spade e bastoni, mandata dai sommi sacerdoti e dagli anziani del popolo. Il traditore aveva dato loro questo segnale dicendo: “Quello che bacerò, è lui; arrestatelo”» (S. Matteo 26).

Che posso io aggiungere a questa scena? Quale immagine nuova vi presenterò, con quali colori più vivaci lo posso presentare per farvi sentire un giusto raccapriccio per il tradimento di Giuda?

Giuda è uno dei discepoli di Gesù, anzi dei più favoriti, perché Apostolo, «uno dei dodici». Ecco fra i dolori di Gesù, questo è quello che dovette sentir più degli alti.

Giuda si mette alla testa di una folla armata, i nemici del suo maestro. Lo tradisce; ma prima lo ha venduto ai Giudei ed ora lo consegna loro. Un bacio, finalmente, è il segnale che dà loro per riconoscerlo e per catturarlo.

Nel delitto di Giuda consideriamo due cose: quale fu il principio, quale fu l’esito. Il principio fu una passione sregolata; l’esito, una cieca disperazione.

Se l’Evangelista non ce l’avesse detto, noi non avremmo mai pensato che la causa del delitto di Giuda fosse la passione di arricchire. Giuda gridò allo spreco quando Maria Maddalena versò sui piedi di Gesù un balsamo di gran valore (Matteo 26). Cercò di coprire la sua passione per il denaro col pensiero della carità, cioè che si poteva vendere quel profumo e col denaro sfamare i poveri. Ma Giovanni spiega che a Giuda non interessavano i poveri bensì il denaro. Deluso nella sua speranza, sfuggitogli un guadagno sperato, è passato allora a vendere il suo Maestro. E con i Farisei conclude l’affare per 30 denari. Forse fu più contento Giuda di soddisfare la sua avidità che i Farisei di avere, con così poco, il loro nemico in mano. La sua avidità violò i doveri dell’amicizia… fu all’origine del suo tradimento.

Ma vi è stato un solo Giuda? Anche i più buoni cristiani possono diventarlo se si lasciano dominare da qualche passione, fosse pure una sola. Giuda non era superbo, iracondo, sensuale; era interessato al denaro e bastò.

Gesù rimproverò Giuda non per condannarlo ma per offrirgli una via, quella del pentimento. Con questo si sarebbe potuto salvare. Ma Giuda credeva che il suo peccato fosse imperdonabile. Chiuse il cuore alle grazie divine e si disperò. È accaduto a un Apostolo.

Se i peccatori ordinari cadono nella troppa confidenza, i peccatori ostinati nella disperazione. Dobbiamo avere il timore che non escluda la speranza.

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