Alzati! C’è una missione che ti attende! (GMG 2021-1)

Ho letto con grande interesse il messaggio di Papa Francesco per la XXXVI giornata mondiale della gioventù: ho cercato di farne oggetto di meditazione e di riflessione e ora un misto di gioia, gratitudine, timore e speranza si agitano in me.

Provo a spiegarmi.

Papa Francesco si rivolge ai giovani riconoscendo le immense potenzialità racchiuse nei loro cuori, affermando che, per rialzarsi, il mondo ha bisogno della loro forza, del loro entusiasmo, della loro passione.

Questa constatazione mi riempie di gioia e di consolazione: sono tanti i giovani che, nel mondo, lottano per la vita, seminano speranza, difendono la libertà e la giustizia, sono artefici di pace e costruttori di ponti. E anch’io, personalmente, ho avuto la gioia di conoscerne diversi: giovani «impegnati», che hanno compreso la loro missione, che si prodigano per gli altri, vivendo una vita apparentemente «ordinaria», come tanti loro coetanei, ma con uno sguardo «oltre», proteso a Dio, che interroga, provoca, non lascia indifferenti! Che felicità!

Ai giovani che hanno incontrato Gesù Papa Francesco chiede di «alzarsi», di essergli testimoni, annunciando a tutti e dovunque le meraviglie che Egli ha compiuto nella loro vita. Precisa, inoltre, che questa è la missione di ogni «discepolo di Gesù», di chiunque Lo abbia incontrato, giovane o meno giovane che sia.

È evidente che, come ciascuno di noi riceve dal Signore la missione di essergli testimone, se abbiamo incontrato Cristo sicuramente lo dobbiamo a qualcuno che per primo ci ha testimoniato l’amore di Dio e ci ha permesso di conoscerlo.

Questa evidenza mi instilla un forte sentimento di gratitudine e di riconoscenza: il messaggio del Papa, infatti, mi ha fatto pensare a tutte le persone – consacrate e laiche – che Dio ha messo sulla mia strada perché potessi incontrarlo. Se oggi sono una consacrata lo devo alla loro testimonianza, al loro esempio, alla loro dedizione, al loro parlarmi di Dio senza troppe parole, al loro indicarmi una strada che per primi essi hanno percorso, al loro dare e darmi fiducia, al loro farmi comprendere che sono preziosa agli occhi di Dio. Il mio cuore è dunque grato al Signore, che le ha messe sulla mia strada, e a loro che, con docilità, si sono messe al Suo servizio.

Ecco allora il timore: in questa «circolarità» e reciprocità, fatta di incontro con Gesù attraverso dei testimoni seguita dalla testimonianza di Lui affinché altri comprendano il suo amore per ciascuno di loro, sento forte il peso e la responsabilità di «fare altrettanto» nei confronti dei bambini, dei ragazzi, dei giovani che il Signore mette tutti i giorni sul mio cammino affinché a loro volta lo incontrino e gli siano testimoni. Quante volte penso di non esserne capace, di non essere «preparata», di non sapere da dove cominciare!

Mi confortano, però, le parole di Papa Francesco quando dice ai giovani di non dimenticare che «Se uno ha realmente fatto esperienza dell’amore di Dio che lo salva, non ha bisogno di molto tempo di preparazione per andare ad annunciarlo, non può attendere che gli vengano impartite molte lezioni o lunghe istruzioni. Ogni cristiano è missionario nella misura in cui si è incontrato con l’amore di Dio in Cristo Gesù».

E allora ecco la speranza e la fiducia: posso chiedere a Dio e ai miei fratelli nella fede di aiutarmi nella mia missione di battezzata, consacrata, educatrice, testimone a fare ciò che ho visto fare con me dai suoi testimoni e che leggo tra le righe del messaggio, sulla scia della vicenda di San Paolo.

Non mi è richiesto altro che «vivere cristianamente» in quanto un testimone, «semplicemente» vivendo una vita bella, luminosa e affidata, provoca reazioni, suscita domande, aiuta a trovare insieme delle risposte.

Con la sua vita:

  • fa incontrare Gesù, aiuta a fare un incontro personale con Lui, insegna a pregare, a parlare con Lui, a camminare con Lui;
  • dà fiducia e vede in tutti una missione: se il Signore ha scelto chi lo perseguitava, è chiaro che per Dio nessuno è irrecuperabile, è sempre possibile ricominciare;
  • aiuta a scoprire la verità di se stessi, a scoprirsi fragili, piccoli, vulnerabili, ma anche pieni di doti e di potenzialità da mettere al servizio del bene: esorta quindi a non temere della propria fragilità, facendo scoprire che Dio ci ama tutti proprio così, come siamo;
  • fa comprendere che vivere cristianamente non è vivere in modo diverso, ma fare le solite cose «con il cuore trasformato e motivazioni differenti».

Da cieca che ha incontrato la luce grazie alla mediazione di tanti suoi testimoni dico anche a me oggi con fiducia: «Alzati! (…) C’è una missione che ti attende! Anche tu puoi essere testimone delle opere che Gesù ha iniziato a compiere in te (…). Alzati e testimonia con gioia che Cristo vive!».

Non rimane che «andare», con coraggio e senza indugio, sapendo di non essere soli!

Buon cammino a tutti!                                                                                                                                                       Sr Daniela Sanguigni

Rispondi