L’Umiltà (Una parola… 26)

Qualcuno crede che essere umile sia essere educato, cortese, mite, arrendevole, non prendere la parola di propria iniziativa, non controbattere mai… avere una sorta di «faccia di immaginetta». Essere umile è niente di tutto questo!

Papa Francesco dice che «c’è un segno, l’unico che indica la persona umile: accettare le umiliazioni. L’umiltà senza umiliazioni non è umiltà. Umile è quell’uomo, quella donna, che è capace di sopportare le umiliazioni come le ha sopportate Gesù, il grande umiliato».

Scrivono alcuni maestri di vita spirituale che vi sono alcuni che si umiliano, si disprezzano, si chiamano peccatori, peggiori d’ogni altro, ma con falsa umiltà, perché nel loro interno sono pieni d’inganno. E perché questo? «Perché dispregiati dagli altri, si risentono, non lo soffrono in pace. Dunque la loro non è un’umiltà vera ma falsa. Se si reputassero proprio più vili degli altri, starebbero in pace al vedersi oltraggiati; e se fossero molto avanti nell’umiltà, godrebbero di essere derisi, cercherebbero le umiliazioni».

A questo proposito san Vincenzo Grossi aggiunge: «L’umiltà non fa vedere bianco per nero, lascia le cose come sono e le reputa dal punto di vista di Dio. Se uno ha ingegno deve credere di non averlo? No; l’umiltà gli farà però conoscere che l’ingegno è un dono di Dio, un capitale datogli a frutto da Dio. Senza il convincimento di essere molto amati da Dio e che tutto abbiamo ricevuto dalla sua bontà, come non potremmo essergli grati!».

E suggerisce: «Lo strumento necessario per conseguire l’umiltà, ma anche un modo pratico per esercitare l’umiltà è non ribattere alla lode con espressioni di umiltà quando siamo lodati, perché con queste di solito s’invita il lodatore ad aggiungere altre lodi alle precedenti. Meglio è in questo caso non compiacersi della lode e volgere ad altro il discorso, oppure prendere un’aria di noncuranza e di distrazione. Il che deve essere fatto in modo che non sembri per virtù, ma per amore di verità».

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