Si tengano in continuo contatto con le giovani

«Si tengano in continuo contatto con le giovani». È un’espressione coniata da San Vincenzo, presente nelle Prime Regole scritte da lui stesso per l’Istituto nascente, che ha l’autorevolezza di un programma. Secondo la mentalità e la sensibilità del tempo, i parroci potevano accostare le giovani con maggior difficoltà e, quindi, queste sfuggivano ad un processo di formazione più continuativo e sostanzioso. Alle nuove suore – le Figlie dell’Oratorio – spettava il compito di sviluppare la creatività per raggiungerle.

Leggendo alcuni passaggi della Christus Vivit, possiamo cogliere come l’intuizione iniziale di San Vincenzo precorse davvero i tempi. «Il Sinodo riconosce la necessità di preparare consacrati e laici, uomini e donne, che siano qualificati per l’accompagnamento dei giovani» (CV n. 244).

«Alcune giovani donne percepiscono una mancanza di figure di riferimento femminili all’interno della Chiesa, alla quale anch’esse desiderano donare i loro talenti intellettuali e professionali» (CV n. 245).

Poche righe che svelano quanto è attuale la missione apostolica delle Figlie dell’Oratorio e quale forza trasformatrice è racchiusa nel carisma. Che potenziale possiedono donne che non esitano a consegnare la loro vita nelle mani del Signore e che scelgono di spenderla per il bene della gioventù, in particolare della più povera e bisognosa! Quale energia spirituale si sprigiona dalla loro testimonianza, spesso semplice e discreta, ma non per questo meno autentica e verace.

«Si tengano in continuo contatto con le giovani», cioè le accompagnino nel loro cammino, accogliendole nelle loro case, sempre con la porta aperta e la luce accesa. Le motivino a uscire dallo zapping costante a cui sono esposte, a non essere burattini alla mercé delle tendenze del momento (cfr CV 279), le incoraggino e le stimolino a «riconoscere l’opera di Dio nella propria esperienza quotidiana, nelle vicende della storia e delle culture in cui si è inseriti, nella testimonianza di tanti altri uomini e donne che ci hanno preceduto o ci accompagnano con la loro saggezza» (CV 282).

«Si tengano in continuo contatto con le giovani» significa ancora coltivare la relazione con loro, anche con i mezzi di comunicazione odierni, per amarle e farle sentire amate: «Ciò implica che i giovani siano guardati con comprensione, stima e affetto, e che non li si giudichi continuamente o si esiga da loro una perfezione che non corrisponde alla loro età» (CV 243).

«Si tengano in continuo contatto con le giovani», senza l’ansia di essere perfette ai loro occhi, con quello stile gioviale che tanto ci caratterizza e che permette di mostrarci per quello che siamo, libere dalle formalità e dalla falsa idea di dover a tutti i costi apparire impeccabili, riconoscendo i nostri limiti senza l’affanno di doverli tenere nascosti. «Una qualità di primaria importanza negli accompagnatori è il riconoscimento della propria umanità, ovvero che sono esseri umani e che quindi sbagliano: non persone perfette, ma peccatori perdonati» (CV 246).

«Si tengano in continuo contatto con le giovani», ovvero escano da se stesse, come fa il pastore in cerca della pecora smarrita, vincano la paura dell’inadeguatezza e si lascino muovere dall’affetto e dall’amore, non cedano al timore di essere inopportune o invadenti ma osino il primo passo, e poi il secondo, e poi il terzo, il quarto, fino a settanta volte sette, senza stancarsi, mettendo in conto anche il fallimento e la sconfitta umani, ma salde nella speranza che i frutti dell’opera dello Spirito Santo prima o poi matureranno nel cuore di chi semina e in quelli in cui viene seminato.

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