Tempo di mietitura…
Da alcune settimane Don Vincenzo notava che i campi di grano da verdi si erano fatti via via sempre più biondi. Il sole intenso di giugno ce la stava mettendo tutta perché le spighe maturassero, e i contadini avevano incominciato a reclutare le squadre di mietitori per essere pronti quando il fattore avrebbe deciso che era l’ora di dar mano alla falce.
Don Vincenzo passò a visitare le cascine della parrocchia e trovò che anche i suoi fittavoli erano pronti. Le falci appese sotto il portico erano lucide e ben affilate, le ruote dei carri oleate, le corde per legare i covoni già organizzate in mazzetti.
Uscito di chiesa dopo aver recitato compieta, don Vincenzo respirò profondamente l’aria fresca della notte e il suo animo insieme alle sue narici si riempirono del profumo di grano maturo che veniva dai campi che si stendevano appena dietro la canonica.
Si trattenne nel cortile per godere di quel profumo così gradevole, presagio di bene per la sua gente e di festa per l’imminente raccolto, e si immerse in una riflessione.
C’era anche per lui un campo con una messe abbondante che lo aspettava: il Regno di Dio. A suo tempo il seminatore – chi se non Dio? – era uscito «per seminare» e successivamente – nelle vesti del Padrone – aveva accolto la pressante richiesta di «inviare» operai alle sue messi. Don Vincenzo era stato «scelto», chiamato e inviato come operaio del Regno!
Quante stagioni dalla prima chiamata! Quanti raccolti, ora scarsi ora abbondanti… e a volte la tentazione di mettersi nel ruolo del padrone, perché, dopo tutto, il campo era lasciato alle sue cure.
No, no, lui era solo un operaio! Non doveva dimenticarlo, si disse, scuotendo la testa. Anche se un operaio «scelto».
Un sottile sentimento di compiacenza si mescolò al peso della responsabilità: Dio sapeva che cosa gli chiedeva e lui non si sarebbe tirato indietro.
Respirò di nuovo il profumo dei campi e chiese a Dio di continuare a inviare operai per il suo Regno. Gesù lo aveva suggerito di fronte alla loro scarsità : «Pregate il Padrone della messe perché mandi operai…»