Allenarsi a sognare (Sinodalità e VC – Sintesi 1)

Nel processo sinodale che coinvolge tutta la Chiesa cattolica, anche la vita consacrata ha voluto dare il suo contributo. L’UISG e l’USG, i due organismi maggiori, hanno sollecitato i governi generali degli istituti religiosi a partecipare alla fase di ascolto, raccogliendo le loro riflessioni, avvenute in modalità diverse da congregazione a congregazione, ma tutte animate dal desiderio di far sentire la propria voce. La sintesi finale «mostra che i religiosi hanno un ruolo significativo da svolgere nel promuovere e vivere il cammino sinodale a cui papa Francesco ha invitato tutta la Chiesa».

Pur provenendo da contesti geografici, sociali ed ecclesiali molto diversi, i contributi hanno fatto emergere ampi livelli di consenso su diversi punti, segno che c’è una sensibilità comune che non può essere ignorata.

«I religiosi parlano con apertura e coraggio di situazioni che devono cambiare se la vita religiosa stessa e la Chiesa vogliono sopravvivere» ed essere fedeli al Vangelo. «Offrono una vigorosa autocritica come pure una critica di atteggiamenti e pratiche oppressive all’interno della Chiesa più ampia». Portano dunque alla luce la zizzania che germoglia accanto al buon seme, ma danno voce e carne anche ai sogni e agli aneliti che sostengono il cammino verso una chiesa davvero sinodale, fraterna e sempre più evangelica.

Che cosa sta a cuore agli uomini e alle donne consacrati? La sintesi ci dice che la vita consacrata

  • «Spera che il Concilio Vaticano II continui a trasformare l’intera Chiesa nella prospettiva della comunione e della partecipazione e che il magistero di papa Francesco, che punta ad una Chiesa povera e per i poveri, diventi sempre più una realtà.
  • Sogna una Chiesa in uscita, che intraprende nuovi percorsi di comunione con il mondo: che vive dal basso, inclusiva, audace, compassionevole, aperta alla partecipazione, mensa per tutti; una Chiesa missionaria che si spinge fino ai confini della terra e alle periferie geografiche ed esistenziali.
  • Sogna una Chiesa di uguale partecipazione, dove tutti i battezzati si sentono fratelli e sorelle in Gesù Cristo.
  • Sogna una Chiesa più aperta al dialogoalla partecipazione: soprattutto delle donne (anche nel ministero del diaconato) e in cui tutti i laici – sempre più responsabili – occupino il posto che spetta loro. E sogna anche un clero umile, povero e che si riconosca – come dice il Vangelo – ‘servo inutile’ (Lc 17,10).
  • Sogna una Chiesa del discernimento collaborativo e comunitario: dove le questioni più importanti vengono risolte consultando il maggior numero di persone coinvolte e dove chi è diverso, chi denuncia e annuncia viene ascoltato.
  • Sogna una Chiesa di partecipazione e di comunione: che condivide il pane, che accoglie gli immigrati e i popoli nativi, che si impegna nella partecipazione visibile delle donne e nella formazione di tutti, che è coinvolta nella difesa della vita; una Chiesa in cui si cammina ‘ascoltando i passi degli altri’; che si apre alle altre culture; una Chiesa che si impegna in un cammino di guarigione (cfr. in relazione alle vittime di abusi).
  • Sogna di essere parte di una Chiesa più inclusiva: con la partecipazione responsabile delle donne e delle famiglie – anche LGBTQ.

Sono sogni grandi, di ampio respiro, che allargano il cuore. Ma è proprio la capacità di sognare che rianima la nostra vita e che le permette di rialzarsi e ricominciare anche quando si trova in mezzo alle macerie più pesanti… o alla zizzania più cattiva.

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