Condividere: La voce delle donne (Sintesi Nazionale fase diocesana – 6B)

In una Chiesa davvero sinodale, l’esercizio del potere è inteso come corresponsabilità. La sinodalità è realizzata nell’incontrarsi e nel discernere insieme, ma è completata solo quando le decisioni sono prese in comune. Vien da sé allora che non si può parlare di sinodalità senza fare riferimento alla soggettualità ecclesiale delle donne, parte fondamentale di quella «immensa maggioranza» che sono i laici. Per quanto sia vero che esse contribuiscano alla vita delle comunità ecclesiali in molti modi e in molti ambiti, da quello teologico a quello pastorale, resta anche vero che alle donne viene concesso pochissimo spazio (o nessuno) in quelle che sono le posizioni decisionali e nei ruoli deliberativi.  

La sintesi nazionale non esita nel rimarcare che «l’emarginazione dei laici riguarda prevalentemente le donne: ciò di cui si sente universalmente la mancanza è una reale condivisione delle responsabilità che consente alla voce femminile di esprimersi e di contare. Particolare attenzione va riservata a religiose e consacrate, che spesso si sentono utilizzate soltanto come “manodopera pastorale”».

La Fratelli Tutti al n. 23 sostiene che «l’organizzazione delle società in tutto il mondo è ancora lontana dal rispecchiare con chiarezza che le donne hanno esattamente la stessa dignità e identici diritti degli uomini. A parole si affermano certe cose, ma le decisioni e la realtà gridano un altro messaggio». Forse anche nella Chiesa succede qualcosa di simile, nonostante l’attenzione e gli sforzi di papa Francesco. La presenza femminile nella Chiesa cattolica può essere feconda non perché qualcuno, seppure illuminato, decide di fare spazio alle donne, ma perché insieme si confessa e si accetta che lo spazio ecclesiale è vitale ed evangelico solo se condiviso. Per questo non vogliamo parlare di «questione femminile», sarebbe parziale e fuorviante, se non nella misura in cui parlassimo anche di una «questione maschile»: anche gli uomini sono chiamati a interrogarsi su quale sia il reale ascolto e coinvolgimento ecclesiale dell’esperienza credente delle donne e che cosa implicano la parola e l’agire femminile per lo sviluppo di una sinodalità autentica.

Ciò che è in gioco è la forma e la visione stessa della Chiesa, chiamata a ripensare la sua identità e ad elaborare modelli di potere condiviso da esercitare da parte di tutti i soggetti ecclesiali, in un processo di discernimento comune. Grazie a papa Francesco, lo «spirito del concilio», che aveva indicato le vie maestre perché la Chiesa fosse in grado di rispondere alla sfida dei tempi, sta riprendendo vigore. Il percorso è avviato, un dinamismo si è messo in moto verso una chiesa-comunione composta da uomini e donne che riscoprono e valorizzano il loro sacerdozio battesimale e con dignità partecipano del triplice ufficio di Cristo. Perché tutte «le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del Vangelo» (Ef 3, 6).

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