Cardinal Zuppi: con lui, una Chiesa che sta per strada

È di qualche giorno fa la notizia dell’elezione del cardinale di Bologna, Matteo Maria Zuppi, come nuovo presidente della CEI.

La sua è la storia di un uomo che è sempre stato in mezzo ai poveri, agli ultimi e agli esclusi, anche quelli delle baracche costruite sotto gli archi romani dell’Acquedotto Felice, ben conosciuti dalle nostre suore che hanno operato lì nei decenni scorsi e dove tuttora sono presenti, pur essendo cambiate le condizioni sociali e i servizi offerti dalla comunità.

È uno di quelli che vengono chiamati i cosiddetti «preti di strada», un pastore che, nonostante il titolo di cardinale, non ha perso la passione per le pecore smarrite e ne porta addosso l’odore. Proprio per questo la sua nomina è stata accolta con gioia e fiducia da parte di tanti, sicuramente da parte di tutti quelli che sono o si sentono ai margini della società e della Chiesa. «Don Matteo», come ancora viene chiamato a dispetto dell’etichetta, si è dimostrato negli anni una figura capace di costruire ponti e di incoraggiare il dialogo per abbattere barriere e distanze, un uomo di pace ancora affezionato alla parola «disarmo».

È certamente una figura che incarna la visione di chiesa sinodale che tanto sta a cuore a papa Francesco, una Chiesa aperta e accogliente, non preoccupata di difendere sé stessa ma attenta alla voce di tutti, non autoreferenziale, non in lotta con il mondo quanto piuttosto capace di cogliere in esso i segni della vitalità dello Spirito e della presenza di Dio tra gli uomini. Una Chiesa – per dirla con le sue prime parole pronunciate da Presidente della Cei – che «sta per strada, parla a tutti e vuole raggiungere il cuore di tutti, usando un’unica lingua, quella dell’amore, per farsi capire nella Babele del mondo».

Ci uniamo anche noi Figlie dell’Oratorio al coro di voci che pregano e augurano al cardinal Zuppi di portare avanti questa sua nuova e delicata responsabilità con lo stile che lo ha caratterizzato finora. Il sogno di una Chiesa sempre più sinodale e meno clericale, fedele al sogno di Gesù, possa trovare in lui – e anche in noi – un fervente sostenitore e un audace costruttore.

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