«Quello che le donne non dicono alla Chiesa»
La festa della donna è una bella opportunità per segnalare un nuovo libro della giornalista Ilaria Beretta, edito da Ancora, dal titolo un po’ provocatorio «Quello che le donne non dicono alla Chiesa».
Nel riportare al centro la questione femminile nella Chiesa, tale titolo racchiude e custodisce in prima battuta un disagio e una sofferenza, anche se la finalità del libro è un’altra.
Chi di noi, donne all’interno della comunità cristiana, non ha sperimentato un atteggiamento di poca valorizzazione, di esclusione, di difficoltà di interazione tra alterità di genere? Eppure la maggior parte degli impegni ecclesiali più quotidiani sono presi da donne, basti pensare alla catechesi, alla Caritas, alla cura delle canoniche e delle Chiese, alle iniziative di accoglienza e solidarietà nelle periferie disagiate.
L’autrice spiega che la sua intenzione non è quella di «rendere giustizia alle donne… di assicurare loro un diritto», ma di invitare la Chiesa «a fare sul serio sulla comunione, sul riconoscimento e sulla valorizzazione reciproca. Diversamente il volto di Chiesa è tratteggiato in modo scorretto».
Nel libro quindici donne, assortite per ruoli, competenze ed età, quelle del «piano terra» e che costituiscono la «riserva rosa» dell’istituzione, come esordisce l’introduzione del libro, – la prof di religione, la colf di una comunità religiosa, la suora, la madre, l’esperta in pastorale sanitaria, la catechista, la teologa, la psicologa di un seminario, l’ex monaca, la donna impegnata in Caritas, l’educatrice in oratorio, la missionaria… – raccontano un’esperienza personale che rispecchia quella di tante altre donne normali e che, insieme, costituiscono il corpo più vitale della comunità cristiana.
Non si sono raccontate da esperte sulla questione femminile, ma semplicemente da persone che sono in prima linea nella quotidianità delle chiese locali.
La lettura di questo libro vuole, quindi, liberarci da eventuali sensi di inferiorità o da atteggiamenti di sottomissione ingiustificata e convincerci, se ce ne fosse ancora bisogno, che siamo davvero l’altra metà del cielo.
Buona lettura.