Il cristiano alla prova del coronavirus

 Le comunità cristiane, accompagnate e animate dai loro pastori, cercano di vivere l’emergenza del Covid-19 non con fatalità nemmeno religiosa, ma con fede, speranza e carità. Riprendiamo e condividiamo una iniziativa della Diocesi di Roma: il bene produce bene e unisce.

 

Parce, Domine, parce populo tuo…

«Ho sentito forte il grido della nostra città, dell’Italia, del mondo…», scrive (qui) il card. De Donatis alla diocesi di Roma, riferendosi alla situazione di criticità sanitaria che stiamo attraversando.

«Vista la necessità del momento…» continua, invita a leggere questi tempi, a cui non siamo abituati e che ci preoccupano, con gli occhi di Dio, a riscoprire ciò che è essenziale, alla preghiera e al digiuno per il giorno 11 marzo.

La preghiera in quel giorno, come tutti i giorni, sarà per coloro che sono contagiati e per chi si prende cura di loro, per le comunità cristiane perché in questo momento siano testimoni di speranza. «Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Chiedere è l’atteggiamento del mendicante, di chi non è in grado di procurarsi con le proprie forze. A Dio, chiediamo ciò che non possiamo procurarci da soli».

L’invito a rinunciare ad un pasto, il giorno indicato dal cardinale, è per offrire il corrispondente a sostegno del personale sanitario che si sta spendendo con generosità a favore dei malati e da inviare al Centro per la pastorale sanitaria della Diocesi. 

Accogliamo la proposta. Sono modi diversi ma importanti per essere vicini tra noi e con chi è in difficoltà.

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