Cuore aperto sul Sinodo (8)

Nei giorni scorsi sono intervenuti al sinodo «The big three, i tre grandi», ovvero Padre Arturo Sosa, superiore generale dei Gesuiti, padre Bruno Cadoré, maestro generale dei domenicani e padre Marco Tasca, ministro generale dell’ordine francescano dei frati minori conventuali. Tutti e tre hanno evidenziato che la via da seguire è quella di far crescere una Chiesa più partecipativa.

Padre Arturo Sosa, Superiore generale dei Gesuiti

In particolare, padre Sosa ha sottolineato come il Concilio Vaticano II «ha proposto un modello ecclesiologico che non è ancora divenuto realtà. Nel corso degli ultimi 50 anni abbiamo fatto passi avanti, ma il modello proposto dal Concilio, con il popolo di Dio al centro, perché la Chiesa è il popolo di Dio, non si è ancora concretizzato del tutto. Il popolo di Dio ovviamente ha bisogno dei ministri che lo servano e lo guidino, ma questo modello è ancora alla ricerca di incarnarsi nella storia». 

Riflessioni che non possono non rimandare immediatamente al dibattito sul mancato diritto al voto per le donne in questo sinodo, fonte di un certo malessere. È sempre il superiore dei gesuiti a dire che «il fatto che le religiose donne presenti al Sinodo dei vescovi sui giovani non abbiamo diritto di voto, al contrario di quanto accade per i religiosi uomini, è un segno che qualcosa non va. Mi auguro che questo malessere aiuti a muoversi».

Fr. Bruno Cadoré, Maestro dell’Ordine dei Predicatori ( Domenicani)

Alla luce di quanto affermato dal padre Sosa, possiamo dire che malumori e inquietudini forse non sono solo modalità infantili o capricci fini a se stessi per affermare il proprio punto di vista, ma, se lette dall’ottica giusta, sono le vie attraverso le quali si possono produrre cambiamenti significativi, sono i pertugi attraverso i quali si intrufola lo Spirito Santo per donare la sua freschezza e la sua novità. Sta a noi riconoscere come tali queste feritoie e non sentirle solamente come ferite.

Padre Marco Tasca, superiore generale dei Frati Minori Conventuali

«La Chiesa vuole passare dall’ascolto alla conversazione», e, rispetto ai giovani, desidera «accogliere la novità che essi portano non solo per trasmettere, ma anche per cambiare», ha ribadito padre Cadorè. Padre Tasca ha sottolineato che «non c’è la Chiesa «e» i giovani, ci sono giovani nella Chiesa e insieme dobbiamo cercare prospettive per il futuro», accogliendo «quel che ci dicono i giovani con loro sensibilità, il loro stile, le loro modalità». Padre Sosa ha detto che «il lavoro principale del Sinodo è contribuire al discernimento dei segni dei tempi per rispondere alla chiamata dello Spirito nel cambio di epoca che vive l’umanità».

Dunque, occorre:

  •      Ascoltare invece che controllare.
  •      Aprire invece di chiudere.
  •      Partecipare tutti e non privilegiare alcuni.

Discernere invece che imporre.

Questo è la via che sta prendendo forma in questo Sinodo. A noi il seguirla!

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