Il Papa ai Maestri Cattolici

Molte di noi, suore Figlie dell’Oratorio, abbiamo svolto l’«apostolato» nella scuola dell’infanzia o nella scuola primaria, non solo come «maestre», ma anche con un servizio complementare, ma non per questo secondario, alla finalità educativa della scuola. Ancora oggi siamo chiamate o a compiti di responsabilità o di sussidiarietà nelle scuole attive presso le nostre comunità ed è per questo che ci possono interpellare le parole che papa Francesco ha rivolto ai partecipanti al Congresso nazionale dell’Associazione Italiana Maestri Cattolici, tenutosi a Roma nei primi giorni di gennaio.

Il messaggio del santo Padre anche in questa occasione ha rimarcato i temi che gli stanno a cuore e che considera tra i compiti urgenti della Chiesa oggi: Favorire la cultura dell’incontro, la cultura della collaborazione – nello specifico l’alleanza tra scuola e famiglia, e l’educazione ecologica. «È una vera e propria sfida culturale in cui sono decisive le basi che vengono poste negli anni dell’educazione primaria dei bambini», ha esordito il papa dopo il saluto iniziale.

Ha  quindi caldeggiato la necessità che nella scuola, pubblica o privata, i maestri cattolici facciano respirare ai bambini un’aria diversa, più sana, più umana, libera dal pregiudizio, dalla competitività, dalle aggressioni, terreni in cui può nascere facilmente il «bullismo». Ha, quindi, invitato i partecipanti e l’intera categoria da loro rappresentata a «cooperare a formare ragazzi aperti e interessati alla realtà che li circonda, capaci di cura e di tenerezza verso chi è diverso, debole e straniero…».

E per raggiungere questo scopo, Egli  considera molto importante, per il bene dei bambini e dei ragazzi, l’alleanza educativa tra la scuola e la famiglia. Il papa non ha taciuto sul fatto che questa sinergia non avviene più in modo «naturale», e per questo ha suggerito di favorirla in modo progettuale, con l’apporto di esperti in campo pedagogico, ed ha incoraggiato a intraprendere anche la strada  della «complicità» tra insegnanti e genitori.  

Ha coniato, in questo modo, un nuovo concetto di collaborazione tra Scuola e Famiglia, non rigida e formale come se si trattasse di due fronti contrapposti, sempre pronti a colpevolizzarsi a vicenda, ma al contrario aperti a comprendere le oggettive difficoltà che gli uni e gli altri oggi incontrano nell’educazione, e così creare una maggiore solidarietà: la complicità solidale, appunto.

Parlando infine dell’ecologia ha invitato ad educare in modo integrale, puntando al senso di responsabilità. Una educazione ecologica libera da slogan, solitamente diretti agli altri per responsabilizzarli sui loro obblighi, ma una educazione che mira, invece, a sviluppare nei bambini il gusto di un’etica ecologica fatta di scelte e gesti quotidiani. Si tratta di aiutare i bambini e i ragazzi, ha aggiunto il papa, a crescere secondo uno stile di vita basato sull’atteggiamento della cura per la nostra casa comune che è il creato, senza schizofrenie. Cioè senza  enfatizzare un aspetto e demonizzarne un altro. A che servono, si chiede il Santo Padre, infatti, campagne a favore di alcune specie animali in estinzione e poi trascurare le persone anziane, o difendere la foresta dell’Amazzonia, e poi disinteressarsi per l’ingiusto salario alla manodopera delle popolazioni indigene? Uno stile di comportamento, ha concluso papa Francesco, che nella prospettiva cristiana trova senso e motivazione nel rapporto con Dio creatore e redentore, con Gesù Cristo centro del cosmo e della storia, con lo Spirito Santo fonte di armonia nella sinfonia del creato.

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