Anfore colme di gioia e speranza

 

Riprendiamo dopo una pausa prolungata durante la quale abbiamo dato largo spazio alle testimonianze missionarie e al Centenario della morte di san Vincenzo, la rilettura «carismatica» dell’Evangelium gaudium.

«Una delle tentazioni più serie che soffocano il fervore e l’audacia è il senso di sconfitta, che ci trasforma in pessimisti scontenti e disincantati dalla faccia scura» (E. G. 85).

Quanto è vero! Tutto intorno a noi sembra dire che la parola di Dio non attecchisce, che l’amore di Gesù non interessa, che la chiesa è destinata a essere insignificante e che il male sarà sempre più forte, più efficace e più fruttuoso del bene. Il mondo va avanti seguendo la regola che il più forte vince e che il più furbo avanza, infischiandosene bellamente del Vangelo. E noi, impegnati nell’annuncio, ci logoriamo e ci  sentiamo dei falliti perché vediamo che il nostro impegno cade nel vuoto e non lascia traccia.

L’Evangelii Gaudium al n. 86 ci aiuta a ridimensionare questi sentimenti negativi e a cambiare lo sguardo su quello che percepiamo come sfavorevole:

«È proprio a partire dall’esperienza di questo deserto, da questo vuoto, che possiamo nuovamente scoprire la gioia di credere, la sua importanza vitale per noi, uomini e donne. Nel deserto si torna a scoprire il valore di ciò che è essenziale per vivere».

Se la nostra vita è davvero fondata sul Vangelo e l’amore di Gesù è la roccia su cui ci appoggiamo, allora non abbiamo diritto di scoraggiarci, di sentirci dei perdenti, di gettare la spugna.

«Nel deserto c’è bisogno soprattutto di persone di fede che, con la loro stessa vita, indichino la via verso la Terra promessa e così tengono viva la speranza. Siamo chiamati ad essere persone-anfore per dare da bere agli altri. A volte l’anfora si trasforma in una pesante croce, ma è proprio sulla Croce dove, trafitto, il Signore si è consegnato a noi come fonte di acqua viva» (E. G. 86).

San Vincenzo ha fondato le Figlie dell’Oratorio perché siano nella chiesa queste «persone-anfore» inviate ai giovani per condividere con loro la gioia profonda che nasce dal sentirsi amati e accolti incondizionatamente. Le parole del papa sono una provocazione anche per noi suore, per chiederci come ci accostiamo alla gioventù di oggi, con quale sguardo, con quali intenzioni. Ci lasciamo travolgere dall’amarezza per non vedere ripagati i nostri sforzi? Ci chiudiamo nel risentimento che nasce dal constatare che i giovani non sono come noi li vogliamo (per fortuna!!!)? La delusione e lo sconforto offuscano i nostri occhi e il nostro cuore?  Lo scoraggiamento è in agguato?

Francesco ci ricorda che «anche se con la dolorosa consapevolezza delle proprie fragilità, bisogna andare avanti senza darsi per vinti, e ricordare quello che disse il Signore a san Paolo: “Ti basta la mia grazia; la forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza” (2 Cor  12,9). Il trionfo cristiano è sempre una croce, ma una croce che al tempo stesso è vessillo di vittoria, che si porta con una tenerezza combattiva contro gli assalti del male. Il cattivo spirito della sconfitta è fratello della tentazione di separare prima del tempo il grano dalla zizzania, prodotto di una sfiducia ansiosa ed egocentrica (E. G. 85).

Coraggio FdO! Coraggio operatori pastorali! Liberiamoci dalla negatività, dalla ricerca del successo mondano e dall’egocentrismo di cui questi sentimenti sono il sintomo, non per far spazio a uno sterile e superficiale ottimismo, ma per vivere appieno il nostro carisma e la nostra vocazione, che nell’articolo 5 delle nostre Costituzioni sottolinea che «ci contraddistingue uno stile di vita gioviale, come manifestazione di una GIOIA ABITUALE che traspare dalla persona e che dice LA VERITÀ dell’incontro con Dio e LA BELLEZZA della familiarità con Lui».

Come dice il pontefice, non lasciamoci rubare la speranza! Non lasciamoci rubare la gioia!

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  1. Che San Vincenzo ci doni la grazia di andare incontro ai giovani spoglie e disposte a camminare al loro ritmo, capaci di ascolto sincero e offrendo loro la testimonianza di una vita appassionata al vangelo e all’uomo.