La gioia del Vangelo

Con questo post desideriamo avviare una nuova serie di riflessioni (raggruppate nella categoria: Il carisma delle Figlie dell’Oratorio nel cuore della Chiesa) che ci permetta di accostarci, da Figlie dell’Oratorio, al magistero ecclesiale, in particolare al magistero pontificio. Si tratta di leggere alcuni passi di documenti recenti e attuali con gli occhi e la sensibilità delle Figlie dell’Oratorio, per lasciarci interrogare e illuminare dagli insegnamenti del papa e quindi partire per la grande avventura della loro concretizzazione. Ovviamente tali riflessioni saranno dilazionate nel tempo e perciò alternate ad altri temi.

Iniziamo dall’«Evangelii Gaudium», la prima esortazione apostolica di Papa Francesco, del novembre 2013.

Sono passati più di tre anni dalla sua «uscita», ma la strada da percorrere da parte della Chiesa per fare proprio questo testo programmatico è ancora lunga.

Lo stesso Francesco scrive al n. 25: «Non ignoro che oggi i documenti non destano lo stesso interesse che in altre epoche, e sono rapidamente dimenticati».

Proviamo allora a gustare, a mo’ di «pillole», le indicazioni del Papa e a chiarire quali sono i lineamenti del volto di Chiesa a cui dobbiamo dare corpo e forma.

evangelii_gaudium«La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù. Coloro che si lasciano salvare da Lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento. Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia» (n. 1).

 È l’incipit dell’esortazione, che agli occhi di tanti potrebbe apparire quasi scontata. Perché allora il papa ha voluto iniziare proprio con questo richiamo esplicito alla gioia che nasce dall’incontro con Cristo? Forse perché in realtà non è una questione così ovvia, non va considerata con sufficienza e accantonata per passare ad altro, alle «cose concrete e urgenti».

gioia-cartelloLa scelta della gioia come filo conduttore dell’intero documento ci dice che è proprio questa la  cartina di tornasole sulla qualità e verità della fede di chi si dice cristiano, la prova concreta del suo vivere in Cristo, il contrassegno inequivocabile che attesta la reale e significativa presenza di Gesù nella sua vita.

È decisivo allora riprendere contatto con questa esperienza sorgiva, originaria e renderla accessibile, perché  Dio vuole la gioia e la felicità dell’uomo, e la vuole per tutti:

«Non c’è motivo per cui qualcuno possa pensare che questo invito non è per lui, perché “nessuno è escluso dalla gioia portata dal Signore”» (n. 3).

Senza questo zampillo, qualunque iniziativa di evangelizzazione rischierà di essere un mero aggiornamento delle tecniche di comunicazione pastorale, un «maquillage» esteriore che non potrà mai incidere davvero nella vita delle persone.

Francesco dice che la gioia del vangelo è il segno distintivo della nuova tappa evangelizzatrice a cui la chiesa è chiamata. E san Vincenzo ha fatto della GIOIA uno dei tratti identificativi delle Figlie dell’Oratorio, che ovviamente non ne hanno la prerogativa, ma sono chiamate a esserne richiamo per tutti.ci-contraddistingue

C’è una perfetta sintonia tra le prime parole di Francesco e quelle dell’Istituto:

 «Ci contraddistingue uno stile di vita gioviale

come manifestazione di una gioia abituale che traspare dalla persona

e che dice la verità dell’incontro con Dio e la bellezza della familiarità con Lui».

 Non stiamo parlando di un sentimento epidermico e momentaneo di euforia o ottimismo, legato al fatto che le cose funzionano e che la fortuna ci sorride, ma dell’«imperturbabilità dell’anima» in ogni circostanza, anche la più avversa, della fiducia che nasce dalla certezza di aver costruito la casa della propria vita sulla roccia dell’Amore di Dio, dell’atteggiamento di chi sa che la sofferenza e la morte, le tempeste e i terremoti esistono e magari li ha pure attraversati,  sperimentando che la vita e l’amore sono più forti.

È solo questa gioia evangelica che potrà permetterci di far nostro l’imperativo «uscite» che caratterizza questo pontificato. In assenza di essa, si potrà solo «implodere», essere autoreferenziali, preoccupati della preservazione dell’esistente, ripiegati su se stessi. E di conseguenza, poco attraenti, anche se magari comodi e apparentemente brillanti.

Rispondi

  1. Bella idea!! Il magistero di Francesco è molto ricco e c’è il rischio di perderne alcuni tratti. Grazie di questa occasione di formazione personale e comunitaria.

    ps: sarebbe bello se il blog diventasse sempre piu una comunità.

    1. Grazie, Marco, per i tuoi apprezzamenti: ci incoraggiano ad andare avanti.
      Vorrei chiederti, però, due parole più esplicative del tuo auspicio: “Sarebbe bello se il blog diventasse sempre più una comunità”. Probabilmente è un invito ad interagire maggiormente. Se è così, non ho che da sottoscrivere questo desiderio. Sono convinta infatti che la condivisione arricchisce sempre, perché ciò che si condivide, contrariamente alle leggi della matematica, si moltiplica, mentre ciò che si assomma per sé… marcisce. E’ questa la logica del Vangelo!

  2. Senzaconfini hai centrato il mio auspicio! Forse l’ho scritto anche altre volte, ma mi piacerebbe molto che ci fosse uno scambio più ampio sui temi proposti (non per forza sempre positivi). Credo molto nel dialogo. Francesco ci sprona a cercare nuove vie per incontrare il popolo di Dio…ma non le sfruttiamo!!! Scusatemi se spesso provoco, ma ci riempiamo la bocca con il termine “nuova evangelizzazione” e ci creiamo problemi a parlare di temi che dovrebbero starci molto a cuore.

  3. sono d’accordo su quanto ha scritto Marco e penso che questo incrociarci ci aiuterà molto..lo Spirito soffia ancora……meno male grazie