Santa Maria di Anglona

Dall’oltreoceano ritorniamo in Italia, nel sud, precisamente a Tursi, in provincia di Matera e ci lasciamo introdurre in un altro santuario mariano particolarmente caro alle popolazioni del circondario: il santuario di Santa Maria di Anglona.

Anglona.interno

Anglona-facciata

 

Ogni curva della strada tortuosa e sterrata – ora non più- che si inerpica fino al santuario di Anglona speri sempre che sia davvero l’ultima, perché sono parecchie e impegnative. Quando all’improvviso appare, adagiata su un piccolo altopiano la cattedrale romanica di Anglona, elegante e massiccia con le sue pietre di tufo chiaro alternate a travertino, in perfetta armonia con la vegetazione arida e secca che la circonda nella stagione calda, non solo l’occhio riposa, ma anche l’animo.

Una cattedrale costruita nel deserto?

Anglona-Particolare volta d'ingressoNo. La storia ci tramanda che è l’unico edificio, insieme ad alcuni ruderi,  che hanno resistito alla distruzione dell’antica città medioevale di Anglona. L’assenza di altre strutture all’intorno è un invito pressante a varcare la soglia della basilica e ad entrare in una dimensione storica e sacra. L’eleganza delle linee architettoniche sembra togliere centralità alla Regina a cui la devozione dei fedeli ha dedicato questo monumento. anglonaMa  gli affreschi in  stile catechetico che arricchiscono le pareti raccontando la storia comparata dell’Antico e del Nuovo testamento, conducono piano piano a Lei, alla Madonna di Anglona. Custodita qui dall’ottavo secolo, si tratta di una antica immagine in stile bizantino, in legno, seduta con il bambino in grembo, molto probabilmente portata in Italia dai Greci. Si narra, infatti, di una nave che naufragò e che perdette il suo carico prezioso costituito da parecchie statue della Madre di Dio, salvate dalla iconoclastia, e che galleggiando approdarono su diverse spiagge del Mediterraneo, dove appunto sorsero  santuari mariani.maria-regina-ss-anglona_tursi

È una immagine che traduce visibilmente i contenuti del Concilio di Efeso: la maternità divina di Maria, che raggiunge ogni credente in Cristo. Nel bambino che tiene sulle ginocchia è presente ogni uomo e donna, per ognuno ha le cure di una madre, e di una madre speciale. Non solo perché genera fisicamente alla vita, come è stato per Gesù, il Figlio di Dio, ma perché è la custode della vita. A Lei, nel corso dei secoli, gli abitanti del luogo ricorsero e ricorrono per salvaguardare la vita o ciò che può dare sostentamento alle loro vite.

La valle del Sinni che si stende ai piedi del colle dove sorge il santuario è molto fertile ma anche soggetta  frequentemente a periodi di siccità. Gli anziani raccontano, di vere e proprie calamità, relativamente recenti, per le coltivazioni e la sopravvivenza degli abitanti; insieme alla siccità che in alcune epoche durò fino ad un anno intero, proliferavano bruchi e locuste.

In quelle circostanze  i fedeli, andavano a piedi al santuario e portavano la statua della Madonna in paese, nelle campagne, dove non c’era  più acqua ma solo desolazione. Le cronache  parlano di immediate ed abbondanti piogge che facevano rifiorire la vegetazione e ritornava la vita. Era la benedizione della Madonna, una vera benedizione per tutti.

Maria, mater divinae gratiae, madre che intercede per i suoi figli la benevolenza di Dio.

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