Le opere quaresimali in don Vincenzo
La quaresima è un cammino caratterizzato per tutti i cristiani da tre opere: digiuno, preghiera, carità. Anche don Vincenzo nella sua omiletica quaresimale le sottolinea e ne richiama la pratica esemplificando. Ma lui come le attuò nella sua vita e nel suo ministero? Proviamo a scoprirlo.
La preghiera di don Vincenzo non fu quella dell’eremita, ma del padre che si rivolge a Dio insieme ai figli – la sua comunità parrocchiale – che prega al loro passo non per rallentare il proprio ma per poterli coinvolgere nel suo, nella celebrazione eucaristica, come nella recita del Rosario, nell’adorazione eucaristica come in altri esercizi della pietà cristiana. Nella preghiera don Vincenzo esprime il gesto di Gesù in croce a braccia aperte, che mentre contiene l’impossibilità a negare l’abbraccio ad alcuno, manifesta il frutto più alto della sua solidarietà con tutti.
«Che importa a Dio dei miei languori? Che onore gli fanno?» chiedeva don Vincenzo ai suoi ascoltatori, quasi interpretando una loro obiezione all’invito a digiunare. E rispondeva lui stesso: «Gli sta a cuore, come al medico sta a cuore che l’infermo pigli la medicina, perché prendendola può guarire. In una parola importano a Gesù Cristo i nostri languori, perché importa a Lui che noi ci salviamo». La temperanza, virtù molto evidenziata nella vita di don Vincenzo, non è ancora il digiuno. Fu fedele nell’osservare i digiuni prescritti, ma non ci sono racconti di digiuni speciali. Piano piano si era reso libero da ogni esigenza, rifiutava comodità ed agi e non si concedeva nulla più del necessario sia riguardo il vitto che per altri bisogni. Con le suore non era largo nel suggerire digiuni fisici, raccomandava invece di far digiunare l’orgoglio, e quelle forme di comportamento ad esso legate, come la sgarbatezza e l’impazienza. Riteneva che il digiuno fisico avesse poca efficacia nella loro vita se non era accompagnato da una conversione del cuore.
Don Vincenzo fu parroco non solo delle anime ma della persona nella sua totalità, e allo zelo per l’evangelizzazione unì l’esercizio di tutte le opere di misericordia corporale e spirituale. Manifestava la sua originalità procurando di «essere più generoso verso chi gli avesse corrisposto con qualche affronto o contrarietà». Praticò una carità feriale, mescolata e quasi confusa con le situazioni più ordinarie, attuata con la naturalezza di chi è felice di poter condividere.
Sii per noi San VIncenzo maestro nella preghiera, esempio nel digiunare e nell’esercitare la misericordia….donaci la capacitá di vivere la ferialitá e di saper essere persone attente al quotidiano con gli occhi e le mani aperte sempre verso il fratello!