La mondanità (Una parola… 29) *

Alzi la mano chi non si sente interpellato dalle parole dell’Esortazione apostolica «Evangelii gaudium»: «La mondanità spirituale, che si nasconde dietro apparenze di religiosità e persino di amore alla Chiesa, consiste nel cercare, al posto della gloria del Signore, la gloria umana ed il benessere personale.

San Vincenzo Grossi per definire la mondanità usa parole dure come sassi:

«Essa è orgogliosa, esclusiva, ansiosa, precipitosa, amante degli agi, avida di popolarità, gonfia di prudenza. La mondanità indurisce i cuori, tura le orecchie, acceca, vizia il gusto e lega le mani in ciò che riguarda Dio».

E proseguendo fa una analisi molto sottile in riferimento a questo tema: «Quando Gesù descrive i giorni prima del diluvio, li dipinge come tempi di mondanità più che di peccato: mangiavano, bevevano, si maritavano… non ci dice altro. Orbene, nessuna di queste cose per sé è male. Gesù, anche del ricco Epulone dannato all’inferno, ci dice solo che vestiva bene e mangiava lautamente; non ci dice altro.

Diluvio per i primi e inferno per il secondo perché “mangiare, bere, maritarsi e vestire bene” formava il tutto degli uomini prima del diluvio e del ricco. Nulla v’era per Dio. La vita si svolgeva nei piaceri del mondo, si fermava in essi, e n’era soddisfatta. Isaia al cap. 5 dice: “Guai a voi che chiamate bene il male ed il male bene, che ponete oscurità per luce e luce per oscurità, che mettete amaro per dolce e dolce per amaro”».

Papa Francesco, che riconosce la mondanità presente nella chiesa più di quanto ne siamo convinti e persuasi, suggerisce che essa si può superare «mettendo la Chiesa stessa in movimento di uscita da sé, a svolgere la missione centrata in Gesù Cristo, all’impegno verso i poveri».

La stessa pastorale, infatti, quando si misura sui numeri, sulle frequenze, sulla sua capacità attrattiva diventa mondana e rischia l’asfissia.

Per questo, continua il papa, essa «si sana assaporando l’aria pura dello Spirito Santo, che ci libera dal rimanere centrati in noi stessi, nascosti in un’apparenza religiosa vuota di Dio».(EG 93)

E secondo il suo stile molto concreto, invita alla festa perché «la festa è una cosa che la mondanità non sa fare, non può fare, perché la gioia viene soltanto dalla fedeltà all’alleanza con Dio».

  • Il presente post – insieme ad altri 3 di prossima pubblicazione – fa parte, completandola, della raccolta «Una parola tante parole» pubblicate nell’estate 2021, rimaste in sospeso per lasciare spazio a temi e argomenti che via via emergevano come prioritari.

Rispondi