Pellegrinaggio adolescenti italiani – Roma, 18 aprile 2022

Da un viaggio si ritorna… da un pellegrinaggio si riparte.

Io riparto dall’incontro degli adolescenti italiani con Papa Francesco del 18 aprile scorso con il cuore colmo di gioia e di gratitudine e, al tempo stesso, sentendo il peso di una grande «responsabilità».

Riguardo al primo aspetto, il cuore è grato e pacificato perché questo incontro è stato una splendida occasione per «rimettersi in cammino» e per sentirsi parte di una Chiesa giovane, viva e grande.

È stato, altresì, un segno di speranza in questo tempo ancora abbastanza buio e incerto.

Intraprendere un pellegrinaggio significa decidere di alzarsi, partire, lasciare il proprio paese e le proprie comodità, sognare una meta, camminare insieme. Noi lo abbiamo fatto e la nostra fatica è stata ripagata «cento volte tanto», grazie allo sguardo e alla testimonianza eloquente di Papa Francesco, dei ragazzi che hanno condiviso le loro storie e delle migliaia di giovani che abbiamo incrociato lungo il cammino. Rendiamo grazie a Dio!

Abbiamo ascoltato parole forti e significative. Sebbene rivolte ai ragazzi, esse interpellano anche noi adulti, in quanto educatori. E qui sta tutto il peso della responsabilità che sento in questo momento, sul piano educativo e spirituale.

Il Santo Padre si è soffermato sul «fiuto» dei ragazzi per trovare «la verità» e sulle loro paure.

Ha chiesto loro di non perdere «il fiuto» per la vita, come abbiamo perso «noi grandi» a causa «dell’abitudine»… e li ha invitati a chiamare per nome le proprie paure, a metterle in luce, condividendole con persone che siano loro di aiuto, per vincerle.

Li ha quindi esortati alla generosità, a «buttarsi nella vita», a cercare qualcuno che li accompagni nel cammino, per dire sì alla vita, per viverla e per donarla agli altri.

In questo cammino faticoso, incerto, pieno di paure siamo chiamati noi per primi ad alzare lo sguardo e al tempo stesso a guardarci dentro, per poter aiutare i ragazzi a fare altrettanto, perché non seguano o si affidino a modelli sbagliati, illusori, effimeri.

Ecco: terminato il pellegrinaggio, io riparto da qui. Torno nella mia comunità animata da un rinnovato desiderio di rimboccarmi le maniche e di «esserci», per dare una mano e prestare un orecchio attento e discreto, per illuminare le paure, infondere coraggio, camminare insieme, aiutare a non perdere il gusto e il fiuto per la vita.

San Vincenzo Grossi, amorevole educatore dei giovani, interceda per questo proposito!

Buon cammino a tutti!

Sr Daniela Sanguigni

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