Comunicarsi almeno a Pasqua

Don Vincenzo nel periodo pasquale sollecitava i suoi fedeli all’adempimento del precetto della comunione pasquale e da parte sua si rendeva disponibile per un impegno, che lui considerava primario, fino ad avere la preminenza su ogni altra attività fuori parrocchia, anche quelle che riguardavano l’Istituto.

Fare la Pasqua, nella pastorale comune di quel tempo, aveva questo significato, confessarsi e comunicarsi tanto che da questo precetto era nata la categoria dei «pasqualini» cioè di quei fedeli, in prevalenza uomini, che si  avvicinavano ai sacramenti solo in questa circostanza. E l’adempimento del precetto era persino attestato mediante «certificati» ufficiali rilasciati appositamente.

Don Vincenzo, dalla Domenica in Albis, indossata la cotta e la stola, passava le intere giornate in chiesa ad aspettare, ad accogliere chi veniva per il precetto pasquale… E come il padre del Vangelo, nei passi cauti di chi si avvicinava al confessionale e poi alla balaustra riconosceva il ritorno di quel figlio e di altri figli e li accoglieva a braccia aperte, a cuore aperto, senza rimproveri. Come coprire di parole un figlio perduto e ora ritrovato? La festa si celebrava e si consumava nei cuori, del penitente e del confessore. Tutti e due sapevano in fondo che quello poteva anche non essere il ritorno definitivo, che ci sarebbero stati altri allontanamenti, ma in quel momento bisognava celebrare il ritorno, bisognava far sentire che Dio è un padre che aspetta, sempre, tutti.

Don Vincenzo non si asteneva dal richiamare, ma i suoi rimproveri non umiliavano la persona, anzi la spingevano a ravvedersi.

E poi la comunione pasquale.

Quante lacrime avrà visto rigare i volti di tanti poco inclini a lasciar libere le proprie emozioni, eppure dai gesti semplici e a volte impacciati di questi fedeli, emanava una fede semplice e pura, che aveva radici nelle tradizioni, nel ricordo degli insegnamenti dei loro vecchi, ma che in quel momento diventavano nuove come ad ogni primavera lo sono i germogli sui rami spogli.

Oggi sorridiamo ascoltando i racconti di un «obbligo» a comunicarsi a pasqua, ma non ci dovrebbe sorprendere che sia stato così per un’epoca, se anche la natura produce i suoi germogli una volta l’anno. Ogni miracolo porta i suoi frutti, anche se poco visibili.

Rispondi