«Torno a Te, che sei per me l’Essenziale»

Don Vincenzo venne definito un sacerdote pieno di zelo, vale a dire energico, determinato e totalmente dedito alla sua missione di pastore d’anime. Dove trovava la forza per andare fino in fondo nel suo impegno, facendo fronte alle inevitabili fatiche e stanchezze? Qual era il movente della sua intraprendenza? E cosa gli stava davvero a cuore? Dove voleva arrivare?

Le sue radici affondavano nell’amore del Padre: era tutto pervaso da questo amore; sapeva – per esperienza vissuta, non per averlo letto sui libri –  che Dio lo amava di un amore speciale. «La prima motivazione per evangelizzare è l’amore di Gesù che abbiamo ricevuto, l’esperienza di essere salvati da Lui che ci spinge ad amarlo sempre di più» ci ricorda Evangelii Gaudium al n. 264.

Questo, oltre ad essere ciò che lo teneva in piedi, era ciò che voleva condividere con i suoi parrocchiani. Diceva loro: «Rassicuratevi, l’amor di Dio non è un segreto, un privilegio serbato a pochi: il passo difficile è il primo: poi ti senti crescere come due ali ai piedi». Da tempo lui aveva fatto questo primo passo e divenne «annunciatore della Buona Notizia non solo con le parole, ma con una vita trasfigurata dalla presenza di Dio» (E. G. 259).

L’Amore era il nucleo incandescente da cui ebbe origine tutta la sua opera pastorale, che, senza ricorrere ad attività particolarmente originali o innovative, seppe offrire ai suoi fedeli l’essenziale, quelle poche cose che davvero contano nella vita: la consapevolezza di non essere abbandonati a se stessi, la certezza di essere amati e la capacità di ridonare quanto ricevuto in dono per crescere nella fraternità. 

Diceva in una sua predica: «Il sapere di certo che una persona ci ama e cerca tutte le vie per palesarci il suo amore è una specie di incantesimo a cui un cuore ben fatto non sa resistere».

Don Vincenzo riconosceva che «ogni persona è degna di dedizione, perché è opera di Dio, sua creatura, oggetto dell’infinita tenerezza del Signore. Gesù Cristo ha donato il suo sangue prezioso sulla croce per quella persona. Al di là di qualsiasi apparenza, ciascuno è immensamente sacro e merita il nostro affetto e la nostra dedizione» (E. G. 274).

Oggi papa Francesco ci rimanda a questa essenzialità, al cosiddetto «primo annuncio», che siamo chiamati a riscoprire e rimettere al centro con decisione, senza il timore di cambiare la dottrina, come a volte si sente dire.

«La Chiesa può giungere a riconoscere consuetudini proprie non direttamente legate al nucleo del Vangelo che oggi ormai non sono più interpretate allo stesso modo e il cui messaggio non è di solito percepito adeguatamente. San Tommaso d’Aquino sottolineava che i precetti dati da Cristo e dagli Apostoli al popolo di Dio sono pochissimi e che i precetti aggiunti dalla Chiesa posteriormente si devono esigere con moderazione «per non appesantire la vita ai fedeli» e trasformare la nostra religione in una schiavitù, quando «la misericordia di Dio ha voluto che fosse libera» (E. G. 43).

Non si tratta di cedere il passo al lassismo o di rinunciare alla propria identità cristiana, quanto invece di ritrovarla in pienezza a partire dalla sua radice originaria: «”Gesù Cristo ti ama, ha dato la sua vita per salvarti, e adesso è vivo al tuo fianco ogni giorno, per illuminarti, per rafforzarti, per liberarti”. Quando diciamo che questo annuncio è “il primo”, ciò non significa che sta all’inizio e dopo si dimentica o si sostituisce con altri contenuti che lo superano. È il primo in senso qualitativo, perché è l’annuncio principale, quello che si deve sempre tornare ad ascoltare in modi diversi e che si deve sempre tornare ad annunciare» (E. G. 164).

«Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre», e anche il suo amore. Si possa dire di tutti gli evangelizzatori odierni quello che più di un secolo fa veniva detto di San Vincenzo: «Amava Dio con tutto il cuore e lavorava instancabilmente per farlo amare. Lavorò e tutto si consumò per amore verso il Signore. Tutta la sua vita di sacerdote e di parroco fu spesa per fare amare Dio dai fedeli».

 

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  1. Jesus tan especial, que nos permite profundizar dentro de nuestro propio ser para encontrarlo.
    Tan Grande el amor del Padre que dio a su hijo, y el del hijo que se entrego por nosotros, dandonos la dignidad de ser libres a precio de su Sangre, a precio de su amor. Es aun Mayor, porque la esclavitud ya no existe como tal, sino que viene siendo una esclavitud de amor, como Maria la Madre del Señor, su Sierva, su esclava en una contemplacion profunda…la esclava amante deja de ser esclava para ser, bendita entre las mujeres, osea la dichosa y Feliz mujer que desea con todo su ser satisfacer la voluntad entera de su DIOS, Quizas no venga al caso pero se me ha pasado por la cabeza, leyendo estas palabras sobre la Iglesia Libre que Jesus quiere. Una Iglesia amante, que no obliga sino que invita tal como el lo hace y sobre todo que enseña el deber Cristiano, discernimiento. El carisma de Don Vincenzo y su apostolado tan profundos me dejan sorprendida, la facilidad de aceptar con amor las diferencias de los demas, algo ajeno a lo que sucede hoy en dia, y creo que su cualidad mas grande es lo Cristocentrico que ha sido, para el no solo era amar y aceptar a los demas, sino amar y aceptar a los demas con el amor de Cristo.

    Muchas gracias, Hermanas…. la combinacion de Cristo, el Carisma y la Sana Doctrina, me hacen reencontrar mi corazon de niña, y el llamado de Dios. Valoro mucho estos Post, Bendiciones.!