«È forse l’ego l’unico nemico di questo universo?» (Laudate Deum 4)

Nei numeri dal 44 al 50 della Laudate Deum, papa Francesco fa un breve excursus sulle conferenze sul clima e sull’ambiente che si sono svolte nel corso degli anni, non esitando a metterne in luce i fallimenti. Evidenzia anche le cause del mancato raggiungimento degli obiettivi preposti in ciascuna, sottolineando la difficoltà dei negoziati, che «non possono avanzare in maniera significativa a causa delle posizioni dei Paesi che privilegiano i propri interessi nazionali rispetto al bene comune globale. Non si sono stabiliti adeguati meccanismi di controllo, di verifica periodica e di sanzione delle inadempienze» (LD 52). Ancora, «nonostante i numerosi negoziati e accordi, le emissioni globali hanno continuato a crescere. È vero che si può sostenere che senza questi accordi sarebbero cresciute ancora di più» (LD 55) ma è innegabile che non si sta procedendo con la dovuta velocità e determinazione. «Ciò che si sta facendo rischia di essere interpretato solo come un gioco per distrarre» (LD 55).

Dal 30 novembre p.v al 12 dicembre, si svolgerà a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti, la ventottesima Conferenza delle parti sui Cambiamenti Climatici (COP 28), a cui papa Bergoglio ha annunciato la sua visita. «È un Paese del Golfo Persico che si caratterizza come grande esportatore di energia fossile, anche se ha investito molto nelle energie rinnovabili. Nel frattempo, le compagnie petrolifere e del gas ambiscono lì a nuovi progetti per espandere ulteriormente la produzione» (LD 53). Viene automatico pensare che se resta valida la logica del privilegio degli interessi nazionali non ci si possa illudere su quali potranno essere gli esiti di tale incontro. Ma il pontefice non smette di sperare: «dire che non bisogna aspettarsi nulla sarebbe autolesionistico, perché significherebbe esporre tutta l’umanità, specialmente i più poveri, ai peggiori impatti del cambiamento climatico» (LD 53).

Come in tutti gli altri ambiti, quel che è più importante è un cambio di mentalità, la presa di coscienza che non possiamo proseguire secondo le logiche del paradigma tecnocratico, che mette al centro il bene per sé a scapito del bene comune. Non basteranno le leggi per questo, anche se saranno indispensabili. «Ammettiamo finalmente che si tratta di un problema umano e sociale in senso ampio e a vari livelli» (LD 58). È necessario far emergere le grandi energie nascoste nel cuore dell’uomo, capace «di trascendere i suoi piccoli interessi e di pensare in grande. Non possiamo rinunciare a sognare che la COP28 porti a una decisa accelerazione della transizione energetica, con impegni efficaci che possano essere monitorati in modo permanente. Questa Conferenza può essere un punto di svolta, comprovando che tutto quanto si è fatto dal 1992 era serio e opportuno, altrimenti sarà una grande delusione e metterà a rischio quanto di buono si è potuto fin qui raggiungere» (LD 54).

La COP 28 sarà l’occasione di mostrare la nobiltà della politica e non la sua vergogna. Ai potenti il papa osa ripetere questa domanda: «Perché si vuole mantenere oggi un potere che sarà ricordato per la sua incapacità di intervenire quando era urgente e necessario farlo?». Speriamo che quanti interverranno siano strateghi capaci di pensare al bene comune e al futuro dei loro figli, piuttosto che agli interessi di circostanza di qualche Paese o azienda. (LD 60).

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