Non ci ardeva forse il cuore nel petto? (Un insolito evento in Paradiso – 7)

Il chiacchierio delle suore nella sala dove sono riunite è una musica alle sue orecchie, un balsamo al suo cuore. Le parole che gli giungono, mentre seduto sorseggia una bibita fresca, gli riaccendono dentro la passione di un tempo, quella che lo aveva tenuto inginocchiato notti intere davanti al tabernacolo o inchiodato al confessionale per ore e ore, che gli aveva dato fiducia che l’ispirazione di una nuova fondazione era voluta da Dio e che lui era solo uno strumento, il direttore, come voleva che lo chiamassero, perché il Fondatore era lo Spirito Santo.

«Don Vincenzo, sembra incredibile che tu sia qui! È troppo bello per essere vero! La tua visita è proprio un dono di Dio, una sferzata di energia di cui abbiamo tanto bisogno. Sappiamo che visiterai tutte le comunità, ma oggi tante sorelle che vivono nei paesi vicini hanno voluto essere qui ad accoglierti. Tutte abbiamo voglia di ascoltare le tue parole e di confrontarci con te».

«Siete davvero molto care. Avete fatto bene a venire, dobbiamo sfruttare tutto il tempo che abbiamo a disposizione per stare insieme e godere dell’amicizia spirituale che ci unisce da sempre. È bello volersi bene nel Signore e sapere di aver persone intorno che condividono sogni e ideali forti, su cui sai di poter contare. È un grande ristoro per l’anima».

«Parole sante, don Vincenzo! Il solo fatto di averti qui mi fa tornare indietro di qualche decennio, quando ero una giovane suora, entusiasta e in forze. Allora eravamo in tante, sempre in mezzo ai giovani e ai bambini, come ci hai detto tu. Forse avevamo meno, ma c’era tanto fervore. Credo che nessuna potesse immaginare i problemi con cui dobbiamo misurarci oggi».

«È vero quel che dice suor Teresa! Ricordo gli esercizi spirituali che facevamo a Villa Immacolata per le ragazze… non sapevamo più dove metterle da quante erano. Ora invece, è tutto cambiato. Non riusciamo a far fronte a tutto, abbiamo chiuso tante case. Una cosa che mi dà a pensare è che la gente sembra vivere benissimo anche senza Dio, c’è tanta indifferenza. Le chiese si svuotano, gli oratori pure. È difficile non scoraggiarsi davanti a un quadro del genere».

«Ehm, se posso, aggiungo anche io una parola. Sono un po’ più giovane di suor Teresa e suor Anna, che hanno parlato ora, ma confermo che a volte la fatica si fa sentire. Certi schemi e strutture in passato hanno funzionato benissimo. Oggi non è più così. Io sento l’urgenza di recuperare un modo diverso di vivere insieme la nostra consacrazione e la nostra missione. È un discorso ampio, che non riguarda solo l’apostolato, ma la nostra stessa consacrazione. Spesso recriminiamo sul fatto che la Chiesa locale ci apprezza e ci accoglie più “per quello che facciamo” che “per quello che siamo”, ma capita che anche noi siamo in difficoltà a comprenderci oltre l’operatività concreta nella quale il nostro servizio si esprime».

«Mamma mia, quanta carne al fuoco! Quello che mi raccontate mi conferma che state vivendo un tempo complesso. La mia apprensione nel vedervi dal Paradiso non era immotivata. Non sono qui per offrirvi soluzioni facili e immediate, non le ho. Però, constatato che la vita è piena di ostacoli e impedimenti che non dovrebbero esserci ma ci sono, proveremo insieme a cercare il modo per affrontarli in modo evangelico e, se possibile, profetico! Nell’ascoltarvi, mi sono venute in mente le parole di un prete che anche voi avete conosciuto e incontrato. Diceva che essere poche non è il problema principale. Il punto nodale della questione è “essere poco”. Capisco che il calo numerico e l’aumento dell’età media vi abbiano messo in difficoltà. Mi sembra più che normale accusare il colpo e non è nemmeno il caso di fingere che non sia così. Ma una volta preso atto di questo, si può andare avanti lo stesso, consapevoli che la qualità della nostra vita evangelica non dipende dal numero di suore o di case o di persone che possiamo raggiungere. Il Signore vi conosce e anche io un pochino! Entrambi sappiamo che la vostra donazione è autentica e che il turbamento che vivete è espressione di quanto vi stia a cuore il bene della vostra gente, dei vostri giovani. Ma non temete! Ricordate le parole di Gesù ai suoi primi discepoli: “Vi ho detto queste cose perché abbiate pace in me. Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo”.

«A proposito di discepoli, mi vengono in mente i due di Emmaus! Mi sento come loro, che nell’ascoltare il Signore risorto, sono arrivati a dire: «Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino?». Grazie don Vincenzo, è poco che siamo insieme, ma la tua presenza è davvero una ventata di Spirito Santo. Le mie paure si sono già un po’ sciolte».

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