Disturbo e inquietudine ci accompagnino sempre
Viviamo in un mondo in cui ci sono risorse e spazio per tutti, ma costruito su un sistema che crea disuguaglianze e ingiustizie, un sistema economico iniquo e violento, che porta a squilibri irrecuperabili e allo sfruttamento avido e insaziabile.
Un sistema in cui qui in occidente siamo immersi con la mancanza quasi totale di consapevolezza, che ci intorpidisce la coscienza, che non ci inquieta nemmeno più, tanto lo diamo per assodato.
Abbiamo bisogno di tornare a inquietarci, di uscire dalla nostra placida indifferenza, di lasciarci provocare da chi affronta il rischio di tali viaggi per cercare un futuro migliore. Non possiamo chiudere gli occhi o accontentarci di dire «poverini», o peggio ancora, «non devono partire!».
La vita e la morte di queste persone devono scrollarci dal nostro sonno, devono allargare l’orizzonte del nostro sguardo e del nostro cuore.
Noi consacrati e consacrate abbiamo fatto voto di povertà, abbiamo scelto di seguire Gesù che non aveva dove posare il capo e che ha vissuto senza tane e senza nidi.
Non possiamo accontentarci solo di mantenere l’esistente, non possiamo permetterci di preoccuparci solo di noi stessi, non ci è concesso di non condividere la fortuna che abbiamo. Il Vangelo deve sprigionare una forza nuova, non può restare chiuso tra le mura delle nostre strutture che difendiamo a denti stretti. Se ci siamo accomodati, è ora di scomodarci. Se ci siamo imborghesiti, è ora di tornare poveri. Se ci siamo assopiti, è ora di svegliarci, di rimettere olio nelle nostre lampade, di ridare fiato al lucignolo fumigante della profezia a cui siamo chiamati per essere fedeli al Vangelo e a noi stessi.
Forse queste sono e resteranno solo parole. Probabilmente tra qualche giorno si chiuderà il sipario su questa tragedia, fino alla consumazione della prossima.
«Tanti auguri scomodi, miei cari fratelli! Gesù che nasce per amore vi dia la nausea di una vita egoista, assurda, senza spinte verticali e vi conceda di inventarvi una vita carica di donazione, di preghiera, di silenzio, di coraggio. Il Bambino che dorme sulla paglia vi tolga il sonno e faccia sentire il guanciale del vostro letto duro come un macigno, finché non avrete dato ospitalità a uno sfrattato, a un marocchino, a un povero di passaggio».