Condividere: »Ciò che riguarda tutti deve essere trattato e approvato da tutti» (Sintesi Nazionale fase diocesana – 6A)

Corresponsabilità: è il grande anelito emerso dall’ascolto sinodale e il grande tabù da abbattere per sconfiggere il clericalismo, uno dei maggiori ostacoli per una chiesa davvero sinodale. Per farlo è indispensabile una seria revisione delle pratiche di discernimento e delle strutture di governo, dei rapporti di autorità e uguaglianza, di partecipazione e corresponsabilità di tutti. «La Chiesa appare troppo pretocentrica e questo deresponsabilizza, diventando un alibi per deleghe o rifiuti da parte dei laici, relegati spesso a un ruolo meramente esecutivo e funzionale, anziché di soggetti protagonisti, costruttori di un “noi”».

È urgente recuperare la teologia e la pratica della sinodalità perché è la dimensione costitutiva e costituente della vita e della missione della Chiesa, in cui tutti i soggetti, dal papa ai laici, sono uguali e si articolano in una comunione di fedeli con la stessa responsabilità per l’identità, la vocazione e la missione della Chiesa. La sinodalità non riguarda solo le mentalità da convertire e aggiornare, ma anche le strutture in cui si vivono le relazioni tra tutti i soggetti ecclesiali, a tutti i livelli. Nella sintesi nazionale «si registra il mancato o inefficace funzionamento degli organismi di partecipazione: diverse comunità ne sono prive, mentre in molti casi sono ridotti a una formalità, a giustificazione di scelte già definite. Perciò se ne invoca il rilancio come spazi di concreta esperienza della corresponsabilità ecclesiale, lo sviluppo di leadership allargate e l’acquisizione di uno stile sinodale in cui le decisioni si prendono insieme».

 Per essere realizzata, l’opzione per la sinodalità ha bisogno della voce dei laici, delle donne, dei giovani, di coloro che dissentono e contestano, dei poveri e degli emarginati, di tutti coloro le cui parole per secoli non sono state riconosciute per fare chiesa. E queste voci non vanno soltanto ascoltate o prese in considerazione. Nella diocesi o nella parrocchia, dove scorre la vita ecclesiale ordinaria, i laici non godono di alcuna posizione in cui con il loro voto possano effettivamente decidere ciò che riguarda la vita ordinaria della comunità. Questa è una sfida che deve essere affrontata se si vuole riconfigurare la Chiesa in chiave sinodale, dal basso verso l’alto, in modo da incidere sulla vita quotidiana. 

Una visione sinodale richiede una coraggiosa e creativa riconfigurazione delle relazioni e delle strutture partecipative, delle forme decisionali e comunicative, un passaggio da modalità relazionali ausiliarie e verticali a modalità orizzontali e inclusive.

L’identità ecclesiale dei laici non si caratterizza in modo separato, subordinato alla gerarchia e residuale rispetto all’ordine sacramentale. 

«Quel che si impone è la valorizzazione della comune dignità battesimale che, oltre ogni logica puramente funzionale, conduca a riconoscere la responsabilità di tutti i credenti, ciascuno con il dono che gli è proprio, nella edificazione e nella missione della comunità ecclesiale». Perché, come diceva Congar, «ciò che riguarda tutti deve essere trattato e approvato da tutti».

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