Gli occhi interessati dei fittavoli e dei mezzadri (Guardare don Vincenzo con … 16)

La prebenda della parrocchia era per metà affittata e l’altra parte a mezzadria.

I fittavoli non consideravano don Vincenzo come un padrone, ma come il parroco e avevano molte aspettative nei suoi confronti, soprattutto quella della tolleranza. Non sono mai stati delusi e non perché don Vincenzo chiudesse un occhio su qualche loro inadempienza, ma per la sua onestà e giustizia.

Lo vedevano galantuomo, nel senso che rispettava la parola data ed esigeva altrettanto dai suoi interlocutori. Questo reciproco rispetto ha consolidato la fiducia e la stima non rigide ma cariche di umanità. Quando infatti era capitato che la grandine o il fuoco avevano distrutto il raccolto, hanno visto nel condono del pagamento dell’affitto l’anima del parroco, e nelle visite che faceva alle loro terre non lo sguardo inquisitore del padrone ma il sostegno in una fatica che diventava la fonte di vita per le loro famiglie.

Con i mezzadri, la relazione era più delicata e a volte critica. Purtroppo la regola della mezzadria diceva che il raccolto era a metà tra il padrone e il mezzadro, senza tener conto che dietro al contadino di solito c’era una famiglia numerosa. Per questo i mezzadri nelle divisioni dei beni usavano strategie a favore della loro parte. Un mezzadro a parità di numero di fascine di legna, nel suo mucchio aveva accatastato quelle più gonfie rispetto a quelle del mucchio del parroco. La perpetua di don Vincenzo lo aveva notato e richiamava l’attenzione di don Vincenzo sull’inganno. Il mezzadro si aspettava un rimprovero per il suo comportamento ma al contrario vide che il parroco aveva allontanata la donna con parole dure.

C’era stato anche il caso di un altro mezzadro che apertamente aveva chiesto a don Vincenzo di fare la divisione sulla base del numero dei componenti delle due parti, ma don Vincenzo precisò che quel grano non era per lui, quindi eccessivo per una o due persone, ma che doveva distribuirlo alle comunità povere della nuova fondazione. Il mezzadro pur avvertendo la risposta come un rifiuto alla sua richiesta che considerava legittima, capì che dietro al no non c’era un desiderio del parroco di accumulare, ma i destinatari della sua carità.

Era sotto gli occhi di tutti il fatto che in una casetta in fondo al cortile della canonica ospitava gratuitamente una vedova con il figlio seminarista. I beni della parrocchia al tempo di don Vincenzo potevano determinare la ricchezza del parroco, ma né i suoi diretti dipendenti né gli altri parrocchiani hanno visto qualche miglioramento nel suo stile di vita. Forse il contrario.

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