L’ultimo chiude la porta!

Il 2 febbraio, per i consacrati, è un appuntamento annuale per celebrare insieme alla chiesa locale il «dono» di Dio e per confermare l’impegno ad una appropriata risposta.

Ogni anno, guardandoci attorno e notando l’assottigliamento delle presenze siamo spinti a chiederci: Siamo davvero gli ultimi religiosi, in Europa? A chi tocca chiudere la porta dietro una schiera numerosa di consacrati che hanno attraversato i secoli, soprattutto gli ultimi due?

L’interrogativo è fisiologico, ma non evangelico e nemmeno biblico.

 Il Papa in occasione della Plenaria della Congregazione per la vita consacrata nel dicembre 2021 ha confermato che «crede nel futuro della vita consacrata» e la  considera «vangelo», una notizia «buona e bella».

Non si può, però, chiudere gli occhi sul travaglio che la sta mettendo alla prova, per una evoluzione naturale ma spesso anche sociologica e culturale. Lo sguardo della speranza, e soprattutto la «memoria deuteronomica», come dice papa Francesco, può illuminarla in questa congiuntura.

«Ricorda Israele, ricorda»… ripete con insistenza l’autore del Deuteronomio, e non vuole risvegliare una memoria statica, ma intende accendere fiducia nel presente, una memoria deuteronomica, appunto!

Che cos’è, allora, la memoria deuteronomica?

È l’invito ad Israele, ormai lontano dai tempi straordinari del deserto, a non dimenticare chi è Dio, proprio a partire da quello che ha compiuto a suo favore nel passato.

Che cosa deve ricordare, pertanto, la Vita Consacrata?

Ciò che Dio ha fatto alle origini e nel corso di ogni Istituto, della vita di ogni consacrata/o, non per dirci «come è stato bello!», ma per non dimenticare che oggi, ancora, Lui è Presente e accompagna.

C’è uno strumento, suggerisce il papa, per capire se la Vita Consacrata è attraversata da questa memoria deuteronomica o è legata al passato, come gli ebrei del deserto alle pentole dell’Egitto piene di cipolle e di carne.

È la capacità di una comunità, di un istituto, la mia personale, di «integrarsi nella vita del Popolo Santo di Dio per il bene di tutti» (Evangelii gaudium, 130), suggerisce sempre il papa.

È un criterio di discernimento molto semplice: sono vicina, accanto, insieme, in comunione con il popolo di Dio?

Sì?! Non è necessario, allora, chiedere a qualcuno che chiuda la porta, perché non ci saranno gli ultimi…

E se dovesse succedere a qualcuno di essere tra gli ultimi, situazione non improbabile, questo tempo non sia il tempo del rimpianto, ma della vicinanza.

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